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postdiG.Z. #623/in categoriaStorie/tagcorso incursori, incursori marina, scuola incursori
Premessa
Ho sempre sostenuto ed oggi ne sono ancora più convinto che a rendere particolarmente difficile il nostro Corso Ordinario sia l’eterogeneità delle attività previste dal Piano degli Studi.
L’Allievo Incursore di Marina, in 12 mesi di corso, deve essere in grado di superare una fase terrestre, una fase subacquea, quella anfibia, il paracadutismo, l’arrampicata in parete e l’impiego degli esplosivi; proprio di quest’ultimi racconterò in questo episodio.
La disciplina “Esplosivi”, indicata negli orari di lezione con la sigla “EP” costituisce un tassello importante dell’intero Piano degli Studi.
Per questa sono previste molte lezioni in aula, altrettante sedute di attività pratica sul campo, test valutativi sbarranti e gli esami finali.
Degli esplosivi si studiano le caratteristiche fisiche e chimiche, le relazioni matematiche per il dimensionamento delle cariche, le micce, gli inneschi, i circuiti esplosivi per il brillamento simultaneo di più cariche e le norme per il loro impiego in sicurezza.
Per l’attività pratica, sempre a cassone dei CM39, ci recavamo al poligono del Forte Bramapane o a quello militare sulla spiaggia di Marina di Vecchiano-Pisa e naturalmente durante i trasferimenti ripassavamo le canzoni.
Forza scendere, scaricare il materiale, indossare l’equipaggiamento e sistemare le bandiere rosse ai margini del poligono, tuonava “il Biondo” l’istruttore di Esplosivi.
Come tante formichine velocemente saltavamo giù dal camion, l’M12 Beretta a tracollo, elmetto bene indossato, legata al cinturone la “pinza tagliastrozzo” una particolare pinza per il taglio delle micce, il nastro adesivo e i fiammiferi controvento.
Poi armati di rastrelli provvedevamo anche a bonificare l’intera area da qualunque oggetto che avrebbe potuto essere proiettato durante le esplosioni e colpire accidentalmente qualcuno.
A poligono approntato e dopo una piccola esplosione di avvertimento per lo sgombero poligono da bipedi e quadrupedi, assistevamo al briefing iniziale sulla base delle lezioni svolte in aula.
“Il Biondo” assegnava ad ognuno di noi la preparazione di una particolare carica con relativo innesco e quando pronti sotto la sua supervisione provvedevamo al suo brillamento.
Dovevamo urlarlo ogni volta che veniva innescata una carica. Era questa la procedura per informare tutti i presenti che da lì a pochi secondi ci sarebbe stata un’esplosione per cui era importante fare attenzione, allontanarsi sufficientemente o raggiungere un ridosso.
Con queste modalità trascorreva l’intera mattinata dimensionando cariche con esplosivi e inneschi diversi, lavorando in modo individuale e di squadra, a chiusura della quale c’erano “le esplosioni ravvicinate”, anche queste previste dal programma.
Lo scopo di queste è quello di valutare il comportamento degli allievi e dimostrare che è possibile subire in sicurezza gli effetti di un’esplosione senza danni collaterali.
Ma come avvenivano “le esplosioni ravvicinate”? Ecco la procedura!!!
Sulla spiaggia venivano tracciate tre circonferenze concentriche di raggio 8 metri, 6 metri e 4 metri al centro delle quali venivano fatte brillare cariche di TNT di peso sempre più grande; partendo da una carica da 0,5 kg fino ad arrivare ai 2,4 Kg.
Si chiamano “esplosioni ravvicinate” perché noi allievi venivamo posizionati in modo radiale lungo le tre circonferenze tracciate; prima sulla più distante quella degli 8 metri, poi ai 6 metri e infine ai 4 metri; l’esplosione più forte 2,4 kg di TNT a 4 metri di distanza.
A garantire la sicurezza dagli effetti dell’esplosione SENZA SUBIRE DANNI era la “posizione da guastatore” che assumevamo e che cercherò ora di spiegare.
1°- Con elmetto bene indossato ci sdraiavamo lungo la circonferenza in posizione prona, con la testa rivolta verso il centro.
2°- Appoggiati sui gomiti e sulle punte dei piedi staccati da terra e proiettati in avanti.
3°- Le mani sulla fronte con i pollici a tappare le orecchie, indice medio e anulare a coprire gli occhi e con i mignoli a chiudere le narici.
4° la respirare doveva essere quella chiamata“canina”e con la lingua contro il palato
A turno venivamo chiamati per l’accensione di una carica.
Con i fiammiferi controvento pronti in mano, il battito sotto controllo con gesti calmi provati e riprovati, un rapido sguardo all’area circostante ad individuare la sicura via di fuga urlavo: attenzione al brillamento, brillamentoooooo!!! poi di corsa a sistemarmi insieme agli altri lungo la circonferenza.
Il Biondo, coadiuvato da tutti gli istruttori e a debita distanza, si assicurava che la nostra posizione fosse assunta correttamente e cronometrava il tempo calcolato sulla base della lunghezza della miccia utilizzata e pochi secondi prima del boooooommmmm URLAVA:
Assumere la posizioneeeee!!!
Iniziare la respirazioneeeee!!!!!
Lo sento ancora oggi l’odore e il sapore dei prodotti della combustione, la bocca impastata di sabbia e fumo, gli effetti dell’onda di pressione che in un attimo mi investiva con la forza di un tornado. Una sensazioni molto forte, il tuo corpo che viene attraversato e scosso da un violentissimo spostamento d’aria, la sabbia che ritrovi nei capelli, nei vestiti e persino nelle mutande. Appena travolti dall’onda esplosiva, in una nuvola di fumo e sabbia velocemente in piedi e urlando correvo verso il centro dell’esplosione e poi:
AVANZAREEEEE!!! l’ordine di spostarsi sulla circonferenza di raggio inferiore.
In totale sono una serie di 15 le esplosioni ravvicinate previste da programma; tre cariche per ogni grammatura alle 3 diverse distanze. (vedi Tabella )
La conoscenza e l’uso degli esplosivi mi ha sempre molto affascinato e negli anni l’ho approfondita con la frequenza di corsi di specializzazione i quali hanno permesso a me stesso di diventare un Istruttore di E.P. con Basco Verde.
Ma questa è un’altra storia.
1^ | 2^ | 3^ | 4^ | 5^ | |
---|---|---|---|---|---|
8 mt | 0,5 kg | 1 kg | 1,5 kg | 2 kg | 2,4 kg |
6 mt | 0,5 kg | 1 kg | 1,5 kg | 2 kg | 2,4 kg |
4 mt | 0,5 kg | 1 kg | 1,5 kg | 2 kg | 2,4 kg |
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Al mio Corso (XV°) credo di non sbagliarmi , anzi sono certo che il peso della carica a 4 mt. di distanza era superiore.
Se chiudo gli occhi, sento ancora la polvere addosso!!
Bravo Zippetto.