È programmato per il 24 novembre, nello stabilimento Fincantieri di Riva Trigoso, il varo della Fremm “Spartaco Schergat”. La Marina Militare, finalmente, rende così omaggio alla MOVM Spartaco Schergat, protagonista insieme alle MOVM Marceglia, De la Penne, Bianchi, Martellotta e Marino, dell’eroica azione di Alessandria d’Egitto, la G.A.3.

Il programma FREMM (Fregate Europee Multi Missione), sviluppato in collaborazione tra Italia e Francia, è composta da due sottoclassi specializzate: General Purpouse (GP) ed Antisommergibile (ASW). Il programma FREMM prevede di sviluppare unità navali aventi una comune base di partenza, ma con differenze nazionali in funzione delle diverse esigenze operative delle marine delle due nazioni.

Le FREMM

Per la Marina Militare italiana è prevista la realizzazione di 10 unità. La capoclasse è il “Carlo Bergamini” entrato in servizio nel 2012. Nel 2013 è entrato in servizio il “Virginio Fasan”, e quindi il “Carlo Margottini” (2014), il “Carabiniere” (2015), l’”Alpino” (2016), il “Luigi Rizzo” (2017), il “Federico Martinengo” (2018) e l’”Antonio Marceglia” (2019).

Il 2019 aveva visto anche il varo della fregata Spartaco Schergat e della gemella Emilio Bianchi, ma con un’operazione a sorpresa che ha generato non poche polemiche, l’allora governo italiano diede il via libero alla vendita delle due fregate all’Egitto. Lo Schergat assunse così il nuovo nome “Al-Galala”, dal nome di una montagna nel governatorato di Suez.

Le fregate classe Bergamini hanno, di massima,  le seguenti caratteristiche:

  • lunghezza: 144,6 m;
  • larghezza 19,7 m;
  • pescaggio massimo (in corrispondenza del bulbo) ca. 8,70 m;
  • dislocamento a pieno carico:  ca. 6.500 tonnellate
  • Velocità massima superiore a 27 nodi
  • Autonomia 6.000 miglia alla velocità di 15 nodi

Il sistema propulsivo è costituito da una configurazione CODLAG, formato da una turbina a gas, due motori elettrici reversibili, eliche C.P. e quattro generatori diesel. Entrambe le versioni (GP e ASW) hanno un sonar a scafo collocato nel bulbo prodiero. La versione ASW è attrezzata anche con sensori sonar rimorchiati e imbarca due cannoni 76/62 mm Strales. La versione GP è attrezzata con due RHIB di elevata prestazione e con un cannone 127/64 mm, con sistema Vulcano, in sostituzione del 76/62 prodiero. Ambedue le versioni hanno doppio hangar per due elicotteri tipo SH90 o 1 SH90+1 EH101.

Schema FREMM classe Bergamini
L'unità FREMM capoclasse "Carlo Bergamini"

L’unità FREMM capoclasse “Carlo Bergamini

Targa dedicata a Spartaco Schergat collocata all'esterno del Dipartimento di economia e merceologia di Trieste

Dal libro “Gli ARDITI DEL MARE”, di Ranieri Ponis

Dalla leggenda dell’impresa di Alessandria, entrato nella quotidianità di questi spazi, ho svolto dal 1957 al 1979 il proprio ruolo civile e l’ateneo, Spartaco Schergat medaglia d’oro al valor militare. Eroe moderno di antica semplicità.

L’Università di Trieste, 31 ottobre 1997.

Questa dedica è incisa sulla targa in marmo che è stata collocata all’esterno dell’edificio del Dipartimento di economia e merceologia dell’ateneo triestino.

Spartaco Schergat

Spartaco Schergat: un uomo buono, generoso, onesto. Con un nome – Spartaco – che già ti infonde forza e sicurezza. E tanto modesto, eppure assurdo ad eroi. Ce lo ricordiamo tutti, sul molo di Capodistria, dove prima di lui era arrivato il padre suo, Pietro.

Pietro Schergat lavorava la campagna, sul Monte San Marco: ma amava il mare. Poi, un giorno, abbandonò tutto e scese nella cittadina, a fare il pescatore e poi la guida Palombaro. Come dire, a preparare lo scafandro, infilare chiudere l’elmo, sistemare i pesi sul corpo di chi andava sotto, controllare l’aria. Una specie di vestizione, come fa l’ayudante con l’espada, prima che questi entri nell’arena. In questo caso, non pavimento fatto di terra battuta, ma una distesa liquida può, pure con i suoi pericoli, i tanti trabocchetti. Seguito, tempo dopo, da Spartaco.

Abitavano a Bossedraga, in calle Sant’Andrea, che porta al piazzale dove è nato Nazario Sauro, “il Garibaldi dell’Istria“, altra Medaglia d’oro a prezzo della vita. Spartaco viene su in quell’ambiente, a contatto con la gente di mare, gente forte e semplice. Nuoto, gare di resistenza, libri di avventure di mare: questo era il suo mondo.

Poi cominciò il fratello maggiore – un altro Pietro – ad andare sotto; e Spartaco accanto a lui. Giunse il momento del servizio di leva, e per quel fisico lo classificarono nel Battaglione San Marco. Il 15 marzo 1940, nemmeno vent’anni, Schergat veniva richiamato e destinato a Pola, poi alla scuola Palombari di La Spezia.

Altre tappe ancora: il trasferimento a marina di Massa, dove completava il corso, più volte imbarcato su un rimorchiatore che – guarda caso – si chiamava “Capodistria”.

Fu ammesso al corso sommozzatori di Livorno, una un’autentica novità per quei tempi.  Molti mollarono, lui tenne duro.  Alla foce del Serchio, di fronte alla tenuta di San Rossore, qualche mese dopo conosceva l’allora tenente Antonio Marceglia, nativo di Pirano.  E Marceglia lo prese subito a benvolere, perché Spartaco si era rivelato un ragazzo obbediente, attento, sveglio e coraggioso.  La prima missione – era il 10 maggio 1941 – lo vide a Gibilterra come riserva: un comportamento sicuro, un aiuto prezioso.

Regia Marina

Il marinaio Spartaco Schergat, già Medaglia di bronzo, venne mandato in licenza, a Capodistria, dove c’erano altri amici su su cui berretto spiccavano nomi di corazzate, di caccia, di grosse navi da battaglia.  Lui, invece, niente: un semplice “Regia Marina”. Qualcuno lo accusava di essere un marinaio d’acqua dolce.  E lui zitto.  La fidanzata Elda (si conoscevano da bambini, dei banchi delle elementari) lo tempestava di domande: “Spartaco, ma che fai veramente? A me lo puoi dire, no?”. E lui: “come, non sai? Io faccio il Palombaro.  Il palombaro”. Continuava a mantenere il segreto, anche se mi costava molto, quel silenzio. Elda ci restava male, e se lo immaginava, sotto una barca, a dare un colpo di corda ora a destra, ora sinistra, per avvertire la guida. Troppo poco, a confronto degli amici capodistriani imbarcati su navi famose e potenti.

L’impresa di Alessandria

E venne l’impresa di Alessandria, poi la prigionia. Spartaco poté rimpatriare nel settembre del 1944. A Taranto, già occupata, ritrovò alcuni “maialisti” di precedenti missioni. Si iniziava un addestramento per affondare la corazzata “Cavour” che, colpita a Taranto, nel frattempo era stata recuperata e portata al cantiere San Marco di Trieste per essere rimessa in sesto. Ma gli alleati decideranno che ormai non ne valeva più la pena.

E infine nel marzo 1945 al Comando marina, assieme agli altri, il massimo riconoscimento al valor militare. Quello che spetta agli eroi puri. La decorazione veniva appuntate sul petto di Spartaco e degli altri dal principe Umberto, Luogotenente del regno.

L’Ammiraglio Morgan

Giunto però davanti a Durand de La Penne, Umberto di Savoia – forse rischiando ma evidentemente fidando nello humour britannico – si rivolse all’improvviso all’ammiraglio Morgan (già comandante della ”Valiant”) con queste parole: “Morgan, questo spetta a lei”. E fu l’ammiraglio inglese ad appuntare il dischetto d’oro sul petto di chi, poco più di tre anni prima, gli aveva fondato la corazzata nella rada di Alessandria. Non è stato mai un mistero che gli inglesi nutrissero sempre vivo ammirazione per i nostri arditi del mare: in quell’occasione se ne ebbe la più ampia conferma.

Il ritorno a Capodistria, al termine del conflitto: ma ormai la sua città si trova in un altro mondo, e Schergat ripara a Trieste. Ha bisogno di lavorare, naturalmente. Il rettore dell’Università, Origone, quando lo accoglie, gli esprime tutta la profonda soddisfazione di conoscere un uomo della sua tempra, e gli offre un posto in ufficio. E Spartaco, una volta di più: “grazie, non posso accettare. Io sono un palombaro: se ci fosse un posto da custode…”.

Tutti gli vogliono bene, lo ammirano per quel suo comportamento sempre compìto, davvero militare, nobilitato da un atteggiamento di sincera affabilità e cordialità nei confronti di docenti e studenti.

All’occhiello della giacca spicca il nastrino azzurro, segno di riconoscimento della Medaglia d’oro: è l’unica concessione che riserva al suo passato glorioso. Non parla mai dell’impresa compiuta: sembra sia un segreto personale, che appartiene solo al suo cuore.

Hanno fatto bene a far scolpire su quella targa le parole “eroe moderno, di antica semplicità”. La vita non è particolarmente buon a con Spartaco, che attraversa anche momenti difficili. Ma non vuol chiedere nulla. Personalmente, no. Attaccatissimo alla famiglia, innamorato più che mai della sua donna di sempre – Elda – ogni tanto si ritira in quello che lui chiama il “mio bunker“, uno scantinato che raccoglie le sue cose più care e nel quale trascorre i momenti che solo lui conosce.

Dormi, sogna

Me lo ricordo quando, in uno dei nostri incontri, canticchiava l’inno dei “maialisti”, la cui ultima strofa fa: “dormi, sogna – il tuo cielo è in fondo al mar – forse a notte le sirene – veglieranno il palombar”. Parole semplici, di una ingenuità commovente, che hanno il potere risvegliare ricordi che, a differenza delle navi affondate, il mare non può cancellare. Dorme veramente ora, l’amico Spartaco, il sonno eterno, nel mondo degli eroi.

La MOVM Spartaco Schergat

Motivazione della MOVM concessa a Spartaco Schergat

Eroico combattente, fedele collaboratore del suo Ufficiale dopo averne condiviso i rischi di un tenace, pericoloso addestramento, lo seguiva nelle più ardite imprese e, animato dalla stessa ardente volontà di successo, partecipava con lui ad una spedizione di mezzi d’assalto subacquei che forzava una delle più potenti e difese basi navali avversarie, con un’azione in cui concezione operativa ed esecuzione pratica armonizzavano splendidamente col freddo coraggio e con labnegazione degli vomini.

Dopo aver avanzato per più miglia sott’acqua e superato difficoltà ed ostacoli di ogni genere, valido e fedele aiuto dell’Ufficiale; offesa a morte con ferma bravura, la nave attaccata, seguiva in prigionia la sorte del suo Capo, rifiutandosi costantemente di fornire al nemico qualsiasi indicazione; superbo esempio di ardimento nell’azione e di eccezionali qualità morali.”

Alessandria, 18 – 19 dicembre 1941

Spartaco Schergat nacque a Capodistria (Pola) il 12 luglio 1920. Volontario nella Regia Marina dal marzo 1940, ed assegnato alla categoria Palombari, al termine del corso sostenuto presso la Scuola C.R.E.M. di San Bartolomeo (La Spezia) e brevettato palombaro, a domanda, passò nella Xª Flottiglia MAS quale Operatore dei mezzi speciali d’assalto.

Partecipò alle missioni di forzamento di Gibilterra del maggio e del settembre 1941 e all’impresa di Alessandria dell’alba del 19 dicembre dello stesso anno quando, 2° operatore del “maiale” condotto dal Capitano G.N. Antonio Marceglia, portò il carico di esplosivo sotto la corazzata inglese Queen Elizabhet che, per lo scoppio della carica, affondò all’alba del 19 dicembre 1941.

Fatto prigioniero e condotto nel campo inglese n. 321 in Palestina, nell’ottobre 1944 rientrò in Patria partecipando alla guerra di liberazione nel Gruppo Mezzi d’Assalto.

Congedato nel novembre 1945, fu iscritto nel Ruolo d’Onore nel grado di 2° Capo.

Spartaco Schergat è morto a Trieste il 26 marzo 1996 all’età di 75 anni.


Operazioni condotte da Spartaco Schergat con la Xª Flottiglia MAS (*operazione per la quale è stata concessa la MOVM):

  • BG3 – GIBILTERRA
  • BG4 – GIBILTERRA
  • *GA3 – ALESSANDRIA
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