Qui un cielo più ampio avvolge in una luce purpurea i campi che hanno un sole proprio e proprie stelle.
Parte esercitano le membra in palestre erbose, gareggiano nel gioco e lottano sulla fulva arena; parte ritmano danze coi piedi e recitano versi... A terra stanno piantate le lance e cavalli senza briglia pascolano qua e là per il campo. L\'amore che ebbero da vivi per i carri e l\'armi, la cura di pascere splendenti cavalli, la stessa li segue sepolti. Ed ecco a destra e a sinistra ne vede altri che banchettano sull\'erba e cantano in coro un lieto peana in mezzo a un odoroso bosco di alloro, dal quale scorre abbondante il fiume Eridano arrivando fin sulla terra.
FUNERE MERSIT ACERBO
Collina tosca, e ti sta il padre a canto;
Non hai tra l'erbe del sepolcro udita
Pur ora una gentil voce di pianto?
E' il fanciulletto mio, che a la romita
Tua porta batte: ei che nel grande e santo
Nome te rinnovava, anch'ei la vita
Fugge, o frate, che a te fu amara tanto.
Ahi no! giocava per le pinte aiole,
E arriso pur di vision leggiadre
L'ombra l'avvolse, ed a le fredde e sole
Vostre rive lo spinse. Oh, giù ne ladre
Sedi accoglilo tu, ché al dolce sole
Ei volge il capo ed a chiamar la madre.
Ai nostri amici, camerati, compagni d'arme, caduti nel supremo adempimento del dovere, è dedicata questa pagina.
Le loro anime, pur colte nel fiore della giovinezza, vivono per sempre nei verdi Campi degli Eroi, i Campi Elisi.
Ivi, in mezzo a prati e boschi bagnati dal corso copioso dell’Erìdano, senza fissa dimora, le anime dei nostri commilitoni continuano a esercitarsi nella ginnastica, nella cura delle armi, nei canti di guerra. Meritano questo destino il manipolo di quanti han patito ferite combattendo per la patria!
«...Ma di te, forte Achille, uom più beato non fu, nè giammai fia. Vivo d'un nume t'onoravamo al pari, ed or tu regni sovra i defunti. Puoi tristarti morto?
Non consolarmi della morte, a Ulisse replicava il Pelìde. Io pria torrei servir bifolco per mercede a cui scarso, e vil cibo difendesse i giorni, che del Mondo defunto aver l'impero...»
A tutti noi ancora in vita, alle nostre anime di poveri soldati, cui i tre giudici infernali apriranno il limbo del Prato degli Asfodeli, dove senza dolori, senza gioie, senza futuro e senza luce trascorreremo l'infinito tempo fin quando non saremo ammessi nell'Elisio, anche se pochi di noi potranno accedere ai campi sereni.
E loro, gli Eroi, da lassù, consapevoli di questo nostro triste fato, vegliano costantemente sulla nostra vita terrena, per allontanare il più possibile da noi il momento dell'inglorioso trapasso.
Paolo TARANTINI
PRESENTE!!!
«Passeggero, va a dire a Roma che ci hai visti qui,
morti per obbedire alle sante leggi della Patria»
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