La Scuola Piloti di Balipedio Cottrau
Tra i mezzi d’assalto della Xa Flottiglia Mas c’erano anche i barchini esplosivi. E furono proprio loro a portare la prima vittoria ai mezzi d’assalto della Marina.
Dove si addestravano c’è lo descrive lo scrittore Beppi Pegolotti nel suo libro Uomini contro Navi.
…I “barchini” avevano il loro nido alla Spezia e precisamente al “Balipedio Cottrau“, sulla via di Porto Venere.
Dipendeva anche questo Reparto, dalla Flottiglia Mas Speciale che aveva preso il nome di Decima. Ivi i piloti si allenavano, si impratichivano in ogni dettaglio. Tecnicamente, i “barchini” si chiamavano “M.T.M.“, sigla di “motoscafi turismo modificati”. In pratica si trattava di un adattamento bellico di motoscafi da corsa e li costruiva, appunto, la ditta dell’Ingegnere Carlo Cattaneo dai cui cantieri erano usciti i mezzi più veloci in tal campo, trionfatori di tante gare motonautiche internazionali.
Inizialmente, l’idea di tale utilizzazione l’aveva avuta il duca Amedeo d’Aosta che, essendo generale dell’Aeronautica, pensava ad azioni di “barchini” portati presso l’obiettivo dagli aerei. Poi suo fratello, il duca Aimone di Spoleto, ammiraglio, l’aveva realizzata con la collaborazione del Comandante Giorgis.
Nell’autunno del 1938 iniziò l’addestramento con gli M.T. In seguito si estese sino a punta della Castagna e nel seno del Varignano. Il primo lancio effettivo contro una nave ( il vecchio esploratore Quarto) avvenne il 13 novembre 1940.
Durante il conflitto i “barchini” ebbero modo di usufruire delle sedi di Augusta, Lero e Brindisi.
Per saperne di più
UOMINI CONTRO NAVI – Beppe Pegolotti
La storia dei “siluri umani”, degli uomini temerari che, nel corso dell’ultima guerra, rischiararono la vita all’assalto delle navi inglesi nei porti del Mediterraneo, rivive nelle pagine di Beppe Pegolotti in tutta la sua drammatica sequenza, dai giorni della preparazione a Bocca di Serchio alle ore decisive dell’avventura. Senza retorica, addirittura con piglio sportivo, i superstiti protagonisti hanno rievocato queste vicende, e Pegolotti, da autentico cronista, le ha organizzate in una prospettiva viva e affascinante.
I vari racconti (ogni parte del libro ha infatti un suo sviluppo, un suo personaggio centrale) si articolano in un’atmosfera di vera e propria “suspense”, dove però i documenti, i diari, i resoconti, acquistano anche valore storico. Tornano nelle pagine di “Uomini contro navi” le imprese di Malta (tragicamente conclusasi col sacrificio di Teseo Tesei, colui che ideò i mezzi d’assalto), di Suda, Alessandria, Gibilterra, i morti e i vivi, la fortuna e la sfortuna di uomini che affidarono a un destino liberamente accettato la loro esistenza.
Lontano insieme dai resoconti e dalle memorie più o meno polemiche, dalle storie scientifiche, “Uomini contro navi” è uno strumento necessario alla conoscenza di alcune pagine ignorate, o sopraffatte dai miti, dell’ultima guerra.
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