Testo ed immagini a cura di Marino Tadini, figlio della M.A.V.M. CAMILLO TADINI
La guerra nel Mediterraneo nel 1943
Il 1943 risulta essere un anno particolarmente difficile della guerra del Mediterraneo e ad ogni giorno che passava s’aggravava la situazione italo-tedesca in questo vitale teatro operativo della seconda guerra mondiale. Il 1° maggio del 1943 il C.F. Ernesto Forza lasciò il comando della Xa Flottiglia MAS che deteneva dall’autunno del 1941. A sostituirlo venne chiamato il Comandante Borghese che si prodigò nell’organizzazione dei suoi uomini con l’obiettivo di alleggerire la enorme superiorità degli anglo-americani sul mare.
L’imminente capitolazione delle Armate dell’Asse in Tunisia e la preponderanza aerea e navale nel Mediterraneo degli Alleati non scoraggiarono in quel periodo gli uomini della Xa decisi a portare sempre ed ovunque l’offesa contro il naviglio nemico.
Lo sfortunato attacco dell’Operazione B.G.5 dell’ 8 dicembre 1942 partito dal ventre di nave Olterra, che era costato le dolorose perdite dei caduti Visentini, Magro e Leone e dei prigionieri Manisco e Varini (solo Cella riuscì a rientrare), aveva dimostrato che le contromisure di difesa attuate dagli inglesi rendevano assai rischiosi i tentativi contro le navi da guerra alla fonda nel porto di Gibilterra. Quindi era da un lato necessario non votare al sicuro sacrificio altri operatori e da un altro appariva di vitale importanza colpire le navi mercantili che traportavano mezzi e rifornimenti alle Armate alleate impegnate nella completa occupazione del Nord Africa.
Si ricostituisce la Squadriglia dell’Orsa Maggiore
Dall’Italia, ricorrendo ai soliti stratagemmi, si provvide a far giungere ad Algesiras sulla nave officina Olterra i mezzi smontati e tutte le attrezzature subacquee mentre in Italia, alla Casina delle Bocche del fiume Serchio, si stava ricostituendo, dopo le dolorose perdite dell’azione precedente, il gruppo degli operatori della squadriglia dell’ “Orsa Maggiore”.
7/8 maggio 1943 – Operazione B.G.6: Molti erano i carghi nella rada di Gibilterra ed il CC E. Notari, comandante della «Squadriglia dell’Orsa Maggiore» decise di attaccare i piroscafi carichi, nonostante fossero i più difesi essendo più vicini al porto militare, e più lontani da Algesiras in modo da allontanare ogni sospetto inglese sulla provenienza dell’assalto.
L’Olterra al suo posto d’ormeggio nel porto di Algeciras
La Casina di Caccia di Bocca di Serchio
L’operazione B.G.6
Nella notte del 7 maggio, con nell’animo anche il desiderio di vendicare ed onorare i caduti della precedente missione, tre «maiali» comandati dal C.C. Ernesto NOTARI e Sc. Pal. Ario LAZZARI, dal Ten. AN Vittorio CELLA e Sc. Pal. Eusebio MONTALENTI e dal Ten. DM Camillo TADINI e Sc. Pal. Salvatore MATTERA e lasciarono l’Olterra muniti di teste doppie e di alcuni “bauletti” ciascuno. L’azione venne effettuata mentre era in corso una burrasca nell’area di Gibilterra: ciò consentì che i «maiali» sebbene ostacolati da una forte corrente (Tadini doveva tentare 6 volte l’attacco, prima di riuscirvi) non fossero assolutamente scoperti dalla vigilanza britannica. Superate tutte le difficoltà della strettissima sorveglianza nemica e delle condizioni del mare i valorosi assaltatori italiani minarono tre piroscafi.
Le cattive condizioni del tempo, se da un lato favorirono il mancato avvistamento degli incursori, dall’altro ne rallentarono la navigazione, tanto che solo la metà delle cariche disponibili potè essere collocata.
Notari/Lazzari attaccarono fissando in carena una testata ed un “bauletto” rientrando con il mezzo nell’Olterra alle 03.45 dell’8. Cella/Montalenti collocarono la loro testata sotto la carena del naviglio a loro assegnato rientrando alle 02.15. Tadini/Mattera riuscirono a fissare una testata ed un “bauletto” alla carena dell’obiettivo rientrando alle ore 04.15.
Nonostante l’età, Tadini (di 22anni) ed il suo secondo Mattera (20) erano uomini molto prudenti. Gli inglesi, ed in particolare Lionel Crabb, comandante degli uomini rana inglesi, temevano tantissimo qualche sortita e gli spionaggi erano all’erta. Prevedendo un attacco tramite un sommergibile, come lo Scirè, le motovedette inglesi percorrevano il tratto tra il posto dov’erano le navi alla fonda ed Algeciras, gettando bombe di profondità ad intervalli regolari. Nel rientrare dopo aver avviato le spolette, visto che il suo maiale rispondeva finalmente bene ai comandi, Tadini decise di non percorrere per cautela la linea diretta in direzione di Algesiras ma di fare un ampio arco col mezzo semisommerso. Infatti rientrò alla base per ultimo alle 04.15 quando tutti temevano fosse accaduto qualcosa.
Una lotta contro tutte le avversità
Per dare l’idea delle difficoltà incontrate sempre dagli equipaggi dei «maiali» nel corso degli attacchi durante i quali dovevano fare i conti con la vigilanza nemica, con le condizioni del mare, le correnti e con gli inconvenienti tecnici dei semoventi (i quali, malgrado gli sforzi compiuti per eliminare ogni possibilità di avaria in navigazione, erano pur sempre delicati ordigni subacquei difficili da manovrare e sempre suscettibili ad un possibile arresto) segue uno stralcio del rapporto di Tadini:
“vengo a quota occhiali: sono molto a poppavia della nave. Risalgo la corrente in terza tacca, in immersione. Ritento l’attacco più verso poppa della nave e non trovo la carena. Ripeto ancora la manovra per la terza volta: punto a proravia della nave ed attacco in seconda tacca quota 4 metri. Sono quasi sicuro di toccare. Mentre navigo sento la motovedetta che mi passa sulla testa a velocità molto ridotta. Temo che veda la mia fosforescenza ed appesantisco l’apparecchio. Superati i 7-8 metri esso comincia a precipitare. Soltanto a 25 metri riesco a riprenderlo, dopo aver dato aria in pieno ed essere passato in quarta tacca. L’apparecchio è quasi verticale: scarico un po’ alla volta l’aria per non venire in superficie. Ritorno a quota occhiali e mi accingo ad una nuova manovra di attacco che spero più fortunata. L’attacco riesce bene. Fatto il collegamento il mio secondo uomo passa al distacco della testa. La corrente mi stacca l’apparecchio da sotto le gambe. Devo fare uno sforzo notevole di gambe e di braccia per tenerlo. Distaccata la testa ed avviate le spolette mi porto con l’apparecchio a poppa della nave e faccio applicare da Mattera un bauletto con spolette a tempo all’aletta di rollio di sinistra. Lascio la carena, mi allontano e vengo a quota occhiali. E’ già tardi e prendo la via del ritorno alternando navigazione in superficie e navigazione subacquea, data l’attiva ricerca fatta dal nemico mediante riflettori. A mezza strada tanto io che Mattera cambiamo l’autorespiratore. Alle 04.15 giungo alla nave appoggio”.
Operazione B.G.6: un successo
Tutti e tre gli S.L.C. rientrarono così nella pancia dell’Olterra. Tutte le cariche esplosero regolarmente tra le 06.15 e le 07.30 sotto gli obiettivi: erano il «Pat Harrison» 7 .000 tsl, il «Mahsud» 7.506 tsl, e il «Camerata» 4.875 tsl. Per evitarne la completa sommersione i piroscafi vennero rimorchiati su bassi fondali davanti alla città spagnola di La Linea.
I tre equipaggi furono decorati con MAVM sul campo: quasi 20.000 tonnellate di naviglio affondato. MISSIONE RIUSCITA.
Al rientro in Italia i sei operatori, dopo un periodo di meritato riposo a casa, tornarono alle foci del Serchio per prepararsi a nuovi cimenti ed “avventure”.
Una per tutte la motivazione della MAVM sul campo di Tadini:
“Volontario dei Mezzi d’ Assalto della Marina, dopo lungo estenuante addestramento partecipava ad ardita azione d’attacco a naviglio in rada nelle acque di lontana base navale, provocando gravi perdite di naviglio da trasporto all’ avversario. Rientrava alla base per prepararsi a nuovi cimenti, esempio di slancio, coraggio e fermezza“.
Gibilterra, 8 maggio 1943.
Per saperne di più
I MEZZI D’ASSALTO
Ufficio Storico della Marina Militare
Nelle pagine di questo volume è racchiusa la storia della preparazione dei mezzi d’assalto e quella delle loro azioni nel corso della seconda guerra mondiale.
E’ una storia che trova la sua genesi e la sua ispirazione negli episodi memorabili della prima guerra mondiale, molte delle idee che dettero origine alle azioni di RIZZO, GOIRAN, PAOLUCCI, ROSSETTI, PELLEGRINI, furono riprese, perfezionate, sviluppate dando luogo alla concezione sempre più ardita di metodi e sistemi di attacco e quindi alla creazione di mezzi sempre più ingegnosi e progrediti.
E’ la storia dell’eroismo portato alla sua più alta espressione: quello che si matura non nel calore dell’azione, ma nella cosciente ferrea preparazione, nella fredda determinazione, nella tenace volontà di portare a fondo, ad ogni costo, la missione assegnata.
E’ una storia che ogni marinaio, ogni italiano, deve leggere, ma che mi auguro abbia larga diffusione tra i giovani d’Italia che in queste pagine troveranno insegnamento, ispirazione, esempio, e soprattutto dimostrazione palpitante di amor di Patria.
E’ una storia che fa onore alla Marina e all’Italia, gloria sempre a tutti quelli che la resero possibile colo loro valor e colo loro sacrificio.
Il C.S.M. della Marina Amm. di Squadra Ernesto GIURATI
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