Prologo dell’operazione Huelva
Nell’estate del 1942 sulla scia dei successi ottenuti a Gibilterra dai Gamma con le operazioni condotte da Villa Carmela, il comando della Decima MAS decide di mettere in atto una ulteriore nuova strategia di attacco – quella definita con la sigla G.O.G, Gruppi Operativi Gamma, già approvata da Supermarina il 27 agosto. L’obbiettivo era quello di infiltrare piccoli nuclei di operatori in porti di paesi neutrali di fatto costantemente interessati da traffico navale mercantile nemico per il carico di materie prime necessarie all’industria bellica.
Le operazioni condotte con tale strategia erano delle vere e proprie azioni di sabotaggio ben diverse dalle normali incursioni. Gli operatori venivano infiltrati in modo clandestino, con documenti falsi e privi deI segni distintivi che attestassero la loro condizioni di militari di un paese belligerante tutelati dalla convenzione di Ginevra del 1929, che indicava le norme per il trattamento dei prigionieri di guerra. Quindi se catturati si poteva essere direttamente giustiziati; un rischio questo che i nostri Gamma conoscevano perfettamente.
Tra i possibili porti, oltre a quelli di Alessandretta e Mersina in Turchia violati da Luigi Ferraro, viene individuato anche quello di Huelva nel territorio spagnolo al confine con il Portogallo, sull’Atlantico alla foce del fiume Odiel. Come a Gibilterra con l’Olterra, l’operazione a Huelva fu possibile grazie alla presenza in porto del piroscafo italiano Gaeta la internato; al suo comando il capitano Michele Cuccurullo.
Per internate si intendono le navi dei paesi belligeranti sequestrate e immobilizzate nei porti di paesi neutrali che allo scoppio del conflitto non lasciano il porto entro i limiti di tempo stabiliti.
Il Comandante Borghese predispone l’operazione Huelva
Nel Febbraio del 1943 Salvatore Nizzi, operatore Gamma dei Mezzi d’Assalto formatosi alla scuola per operatori Gamma di San Leopoldo (Livorno), viene chiamato dal Comandante Junio Valerio Borghese, presso il Comando della Xa Flottiglia MAS, il quale gli assegna delle missioni di guerra da effettuare in territorio spagnolo.
Corredato di “falsi” documenti di identità, il 22 Febbraio 1943 Nizzi imbarca su di un aereo diretto a Barcellona. In sua compagnia c’è il 2° Capo Carlo Vianello, anch’egli operatore Gamma formato alla Scuola di San Leopoldo. I due incursori, dopo aver sostato per 5 giorni presso un albergo della città, vengono spostati a Madrid e solo in seguito, transitando per Siviglia, raggiungono il porto di Huelva dove li attende il piroscafo italiano “Gaeta” comandato da Michele Cuccurullo. A bordo Nizzi, con il falso nome di Sergio Niggiani, assunme l’incarico di Nostromo, mentre Vianello – sotto il falso nome di Cesare Viani – quello di 1° Ufficiale di coperta. L’imbarco sul Gaeta avviene il 5 Marzo 1943.
Dopo circa un mese di sfibrante attesa, arriva l’ordine di ritirare il corredo subacqueo per un attacco navale. Grazie alla collaborazione del console Pietro Pierleoni e agli agenti del servizio segreto, i due Gamma ricevono i bauletti esplosivi e tutto l’equipaggiamento subacqueo. Lo scambio del prezioso materiale avvenne presso la statua di Cristoforo Colombo posta alla periferia della città di Huelva, alle ore 00.05 del 6 Aprile 1943. I due, sfruttando l’oscurità, riuscirono a trasportare l’equipaggiamento a bordo del Gaeta e a nasconderlo nella cabina di Vianello.
I Gamma attaccano Huelva
Il giorno 18 Aprile entrano in porto quattro piroscafi mercantili inglesi, pertanto i due incursori si predispongo per attaccare il più grande le notti successive. Il 22 Aprile Vianello, accompagnato con un battellino da Nizzi, si porta a circa 2.000 metri dall’obiettivo, un mercantile britannico da circa 4.5oo tonnellate, ma giunto sotto carena è costretto ad interrompere l’attacco per l’avaria dell’autorespiratore. Costretto a ripiegare rientra con Nizzi ed il battellino a bordo del Gaeta alle 04.00.
Il piroscafo Gaeta fu costruito dai cantieri Hawthorn nel Regno Unito per la società Milburn & CO. Fu varato nel 1927 con il nome di Benwell Tower, aveva una stazza di 5.000 tonnellate e una lunghezza di 122 metri.
Nel 1937 viene ceduta alla società Nivose di Napoli che le da’ il nome di “Gaeta”, nome che mantiene anche nel ’40 quando la nave viene ceduta ad Angelo Scinicariello di Napoli.
Con lo scoppio del secondo conflitto mondiale il Gaeta, carico di rottami di ferro, resta internato nel porto di Huelva e viene requisito dalla Regia Marina. Dissequestrato nel 1952, passa alla società di navigazione Lauro e Montella di Napoli e demolito nel 1961 a Vado ligure dalla società Ardem.
Riparata immediatamente l’avaria l’attacco viene ritentato, questa volta con successo, la notte successiva sullo stesso mercantile del giorno precedente. Dopo l’attacco Vianello viene recuperato ancora una volta da Nizzi ed insieme rientrano sul Gaeta senza destare sospetti.
Nei giorni che seguirono i due incursori ripresero pazientemente ad attendere l’arrivo di nuove prede. Il 6 Maggio, finalmente, videro ben tre piroscafi inglesi entrare in rada. Con un abile stratagemma riuscirono a scoprire il nome del piroscafo (gli inglesi usavano mascherare i nomi dei piroscafi) – Ladovich – e la sua stazza (9.700 tonnellate), carico di minerali e diretto probabilmente a Gibilterra.
Immediatamente i due incursori decidono di attaccare senz’altro il grosso mercantile. L’attacco viene programmato nella notte tra il 12 e il 13 Maggio e sarà compito di Nizzi piazzare le cariche esplosive in carena. Il piroscafo è attraccato alla banchina Nord, la distanza da coprire a nuoto èa di circa 3.000 metri. Alle 21.45 NIZZI lascia il Gaeta.
Durante la fase di avvicinamento il Gamma nota la presenza di una forte corrente contraria (circa 2 nodi), pertanto decide di avvicinarsi all’obiettivo nuotando sotto costa. A circa 30 metri dal Ladovich si immerge, arrivando sotto carena alle ore 01.00 circa. Bauletti furono finalmente attaccati distanti tra di loro, a circa 20 metri l’uno dall’altro, in modo da essere certo di averle poste in corrispondenza del locale macchine.
Dopo l’attacco si disimpegnò dal mercantile effettuando lo stesso tragitto dell’andata e arrivando sotto bordo del GAETA alle ore 04.30. Il piroscafo insieme alle altre navi mercantili lasciò il porto di HUELVA il 14 Maggio.
Una sgradita sorpresa
La caccia era ancora in corso, per cui i due Gamma controllavano con attenzione il porto in attesa dell’arrivo di nuovi obbiettivi. Fu in questo frangente che si accorsero che quasi tutte le navi inglesi che si apprestavano a lasciare il porto, prima di partire venivano ispezionate in carena mediante un cavo d’acciaio fatto scorrere sotto carena da prua a poppa. In più, per quasi tutti i mercantili, di solito di notte, un sommozzatore inglese effettuava una ricerca visiva più accurata.
La notte tra il 12 e il 13 giugno quattro piroscafi inglesi erano in partenza da HUELVA: i due Gamma decisero di attaccare uno di essi, ma ben presto furono dissuasi dal loro progetto dal solito sommozzatore che provvedeva all’ispezione in carena prima di farle salpare. Quando stavano per abbandonare del tutto l’attacco, accadde l’imprevisto: un piroscafo, per un’errata manovra andò ad incagliarsi in una zona con basso fondale. Nizzi ritornò in fretta e furia a bordo del GAETA per munirsi di tutto l’occorrente e scendere in mare; raggiunto il piroscafo, attaccò le due cariche a centro nave, e dopo essersi disimpegnato, ritornò a bordo alle ore 05.00. La nave, con l’aiuto dell’alta marea, riuscì a disincagliarsi e a riprendere la navigazione.
Delle navi attaccate da Nizzi e Vianello solo della Lodovich si seppe con certezza che affondò, mentre nulla si seppe delle altre. I due operatori infine, ritornarono a Madrid e vi sostarono sino al 15 gennaio 1944, quando MARIASSALTO TARANTO gli ordinò di rientrare. Durante il viaggio di ritorno i due incursori furono presi prigionieri dagli inglesi; rimpatriarono definitivamente nell’agosto del 1944.
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