Ricordando l’Everest dal Monte Cervino

Era il 5 maggio del 1973 quando, alle ore 12:39 locali, il Tricolore Italiano sventolava a quota 8848,86 metri sul “Tetto del Mondo” il Monte Everest, in Tibetano Chomolunga “Madre dell’Universo”.

Una spedizione organizzata per scopi scientifici dal Governo italiano e formata da 63 persone di cui 11 ricercatori civili e 52 militari appartenenti a varie Forze Armate.

Tra di loro anche tre marinai, gli Incursori di Marina Giuseppe Verbi del 7° Corso, Marchisio Mao del 8° Corso e Gianni Santoro del 18 corso.

Cervino, mappa della scalata

Quest’anno, in occasione del 50° anniversario, la Marina Militare ha voluto ricordare l’impresa del 1973 organizzando la scalata del Monte Cervino, terza vetta più alta delle Alpi , al confine con la Svizzera.

Lo scorso 3 ottobre alle ore 14:30 ancora una volta tre Incursori di Marina Martino S., Roberto S. e Elia B., con la collaborazione del Centro di Addestramento Alpino di Aosta, hanno raggiunto la vetta del Cervino, in valdostano la “Gran Becca” a quota 4478 metri dove ora sventola la bandiera del Gruppo Incursori.

Dai protagonisti un breve e appassionato racconto

Alla fievole luce delle torce frontali la sveglia alle 02:30 e la partenza alle 03:30 del 3 ottobre da un improvvisato “campo base in tenda” a quota 2400 metri in alta Valtournenche, questo per meglio sfruttare le condizioni climatiche più stabili delle ore notturne.

 Dopo 3 ore di cammino l’arrivo al Colle del Leone e  alle 07:30 alla Capanna Jean Antoine Carrel rifugio a quota 3850 metri nelle Alpi Pennine; qui la luce dell’alba svela ai nostri occhi un panorama mozzafiato, siamo abbagliati da tanta bellezza.

Solo pochi minuti di sosta e si riparte perchè la vetta è ancora lontana, ma soprattutto abbiamo la consapevolezza che ci aspetta la parte più impegnativa dell’ascesa.

 Alle 11:30 raggiungiamo il Pic Tyndall quota 4200 metri la fatica aumenta, ma soprattutto aumentano le difficoltà tecniche di arrampicata e per gli effetti di una respirazione difficoltosa accusiamo i primi mal di testa. 

A 200 metri dalla vetta  

Mancano poco più di 200 metri alla vetta. Attraversiamo una cresta in località Enjambè e il Col Felicitè con strapiombi da entrambe le parti, ma la nostra avanzata è costante ed è rispettata la tabella di marcia pianificata durante lo studio preventivo dell’itinerario.

  Alle 14.30 raggiungiamo la vetta del Monte Cervino, quota 4478 metri. Siamo contenti e grande è l’emozione di noi tutti.

 Poco lo spazio su cui sostare e aggrappati alla grande Croce metallica di vetta in silenzio guardiam o lontano immaginando di vedere oltre l’orizzonte il nostro Tricolore che sventola sulla vetta del Tetto del Mondo dal 1973. 

 L’emozione  però non può durare troppo a lungo, dopo qualche minuto per godere del panorama e qualche foto ricordo, subito l’inizio della discesa sempre con molta attenzione perchè il rientro a valle sarà altrettanto impegnativo. 

La discesa

 Iniziata la discesa le condizioni meteorologiche peggiorano rapidamente, le nuvole si addensano, il vento iniziato a soffiare con forza e una tempesta di neve si abbatte su di noi. 

La visibilità si riduce drasticamente rendendo la situazione particolarmente difficile ed è ormai buio quando raggiungiamo la cresta del Pic Tyndal.

Continuiamo la discesa al buio con la necessaria cautela, confortati dalla fievole luce delle nostre lampade frontali e dalla nostra determinazione  dopo 5 ore alle 23:45, nonostante le avverse condizioni meteo,  raggiungiamo il rifugio Carrel dove trascorriamo al sicuro il resto della notte. 

 Poche le ore di meritato riposo e alle 09:00 del giorno 4 riprendiamo il cammino verso valle; alle 12:00 raggiungiamo il Campo Base, da qui Cervinia e poi il rientro a La Spezia. 

Un’esperienza indimenticabile

 L’ascesa al Monte Cervino è stata un’esperienza indimenticabile, caratterizzata da momenti di rara bellezza e momenti di grande difficoltà. Le ultime 5 ore al buio con la tempesta di neve hanno messo a dura prova la nostra determinazione e la nostra abilità, ma alla fine, siamo riusciti a conquistare la vetta e a rientrare in sicurezza.

 L’equipaggiamento, le attrezzature da montagna, l’addestramento e l’esperienza accumulata in anni di attività sono state determinanti per la riuscita dell’impresa. 

 Il Cervino un’ avventura che ha rafforzato il nostro spirito di squadra, la nostra resilienza e ci ha confermato l’importanza della preparazione, della prudenza e del doveroso rispetto per la montagna. 

Incursori di Marina sulla vetta del Cervino

Senza dubbio resterà un ricordo indelebile nelle nostre menti, una sfida che abbiamo accettato, affrontato e superato con successo ovviamente la sicurezza al primo posto. Non abbiamo oggi la presunzione di paragonarla all’impresa del 1973 realizzata dai nostri colleghi sull’Everest, ma siamo certi di averla affrontata con lo stesso entusiasmo e la stessa determinazione qualità queste che contraddistinguono “noi Incursori di Marina.

Incursori di Marina sulla vetta del Cervino
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