Apriamo il nuovo anno con il terzo post dedicato alle “Nozioni del mestiere”.

Quest’oggi parleremo della capacità di un individuo di restare senza respirare per un certo periodo di tempo, ovvero l’apnea.


Per “Nozioni del mestiere” leggi anche:


L’apnea

Apnea è una parola che deriva dal greco e vuol dire non respirare. Per apnea noi intendiamo la capacità di un individuo di restare senza respirare per un determinato intervallo di tempo. Se si sta senza respirare dopo aver immagazzinato una grande quantità d’aria nei polmoni (inspirazione) si ha una apnea dopo inspirazione forzata; se invece si sta senza respirare dopo aver cacciato fuori tutta l’aria dei polmoni (espirazione) sia ha una apnea dopo espirazione forzata.

È bene chiarire che generalmente, quando si parla di apnea, si intende apnea dopo una inspirazione forzata; e anche noi seguiremo questa consuetudine.

APNEA DOPO INSPIRAZIONE FORZATA

L’intervallo di tempo durante il quale si può stare senza respirare dipende da molti fattori che qui elenchiamo:

  • buona capacità vitale, ossia grande capacità polmonare (buona 4 l, ottima da 5 l in su);
  • ampia differenza tra perimetro toracico dopo un’inspirazione e dopo un’espirazione (buona 5 cm, ottima da sette cm in su);
  • buone attitudini fisiologiche sportive;
  • addestramento.

I primi quattro fattori sono possedute da ogni individuo in una certa misura. Il quinto fattore, l’addestramento, quando sia maggiormente effettuato da un individuo influisce maggiormente sugli altri e di conseguenza può migliorare i valori dell’apnea. Diciamo ora che si deve educare il fisico e la mente per aumentare il valore dell’apnea che con un progressivo può giungere a limiti impensabili.

Alcuni individui (di costituzione del tutto normale) particolarmente allenati, giungono ad una apnea di tre-quattro minuti. In questo campo sono molto abili gli sportivi che praticano la pesca subacquea, per i quali l’apnea è un fattore essenziale; per gli incursori è meno importante, dato che si impiegano quasi sempre autorespiratori; tuttavia, in alcuni casi, può essere indispensabile avere un buon tempo di apnea.

Il bisogno che sentiamo di respirare è dovuto a due fattori distinti: ad un effettivo bisogno di ossigeno dei nostri tessuti impregnati di anidride carbonica, ossia ad uno stimolo chimico, e ad uno stimolo nervoso dovuto ai nervi vaghi che regolano automaticamente il meccanismo della respirazione.

Immagazzinando nei tessuti una maggiore riserva di ossigeno, con una tecnica particolare, che viene chiamata iperventilazione, possiamo vincere lo stimolo chimico. Resta però lo stimolo nervoso che è automatico e interviene prepotentemente ogni tre-quattro secondi: qui subentra la componente psichica dell’addestramento, per cui ci si esercita a comandare a questo stimolo e a sottometterlo ai nostri voleri: sembra questa è una affermazione gratuita, ma non lo è, in quanto è confortata dall’esperienza.

È accaduto più volte, durante gara di apnea, di soccorrere degli individui che si erano tanto bene addestrati a vincere questi stimoli così da dimenticarsene, da dimenticarsi cioè di respirare quando la riserva di ossigeno era ormai finita.

Questo il caso limite che occorre conoscere per prevenire i pericoli in cui si può incorrere

Ora si tratta di vedere in quali modi si può aumentare la riserva di ossigeno per i nostri tessuti. In una respirazione normale noi respiriamo la cosiddetta “aria respiratoria”, ma con un’espirazione forzata possiamo introdurre nei polmoni ancora aria “complementare”, cioè ossigeno in più.

Ma se vogliamo già saturare al massimo il nostro sangue e i nostri tessuti di ossigeno, possiamo fare di meglio che non una semplice inspirazione forzata.

L’esercizio pratico da eseguire, applica la tecnica che proponiamo.

Cominciamo ad inspirare con gran calma, in stato di rilassamento, profondamente ed ampiamente, usando i muscoli del diaframma e quelli del torace. Dopo alcune espirazione, si comincia ad accelerare il loro ritmo (lasciandone però invariata l’ampiezza) eseguendone sino a 16-20 ogni mezzo minuto. Dopo un minuto, un minuto e mezzo, si cominciano a sentire dei capogiri: se si continuasse ci si ubriacherebbe letteralmente di ossigeno.

A questo punto si deve smettere tale manovra chiamata appunto superventilazione, e che ha avuto l’effetto di saturare di ossigeni tessuti, liberandoli dall’anidride carbonica polmonare e dopo aver immagazzinato nei polmoni una discreta quantità d’aria, senza però esagerare, si può rimanere tranquillamente in apnea.

Naturalmente bisogna adottare alcuni particolari accorgimenti per non far consumare al nostro corpo più ossigeno del necessario a scapito della durata dell’apnea: perciò si deve assumere una posizione quanto più comoda e più rilassata possibile in modo che nessun muscolo sia contratto e lavori.

Quando dopo un certo periodo di tempo si sente un forte desiderio espirare (stimolo nervoso) si può resistere usando l’accorgimento di inghiottire un po’ di saliva e, alternativamente, di scaricare piccole quantità di aria dal naso ad intervalli di tre-quattro secondi. Si può così continuare qualche tempo, dato che gli stimoli nervosi che ci impongono di respirare si fanno sentire meno violentemente.

Quando infine ci si accorge di non poter assolutamente resistere ancora perché il bisogno di respirare è ritornato fortissimo, si deve emergere.

È bene ripetere che, se si insistesse nel continuare l’apnea anche oltre all’estremo limite, e cioè dopo che, attuati gli accorgimenti detti, si è nuovamente assaliti dalla necessità imperiosa di respirare, quasi certamente sopravverrebbe uno svenimento (causato da eccessiva accumulazione di carbonica nei tessuti).

Bisogna quindi abituarsi a dominare lo stimolo nervoso ma altresì sapere che esiste un limite oltrepassato il quale si perde la conoscenza.

APNEA DOPO ESPIRAZIONE FORZATA

La durata dell’apnea sarà evidentemente minore in questo caso essendoci nei polmoni meno aria disponibile.

Mediamente si può affermare che la durata dell’apnea dopo un’espirazione forzata è la terza-quarta parte dell’apnea normalmente intesa: cioè, se un individuo resistere in apnea 60 secondi, resisterà invece dopo un’espirazione forzata, per circa 15-20 secondi.

Questa prova, pur non essendo strettamente connessa con l’attività dell’incursore, è utile perché dà l’idea della resistenza in apnea nelle peggiori condizioni.

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