Si ricomincia a vivere

Non perché fossi morto, ma perché non ero più costretto a lavorare in una scatola d’acciaio odorante di nafta pesante per svariate ore al giorno. Finalmente potevo tornare ad ammirare l’azzurro del cielo e i verdeggianti boschi, respirare a pieni polmoni il profumo del mare e ritrovare un pieno senso di libertà. Tutto questo, per me, non aveva prezzo.


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Alla fine le prove e le visite mediche diedero una bella sforbiciata al numero degli aspiranti allievi incursori: solo una trentina di noi poterono accedere alla frequenza del corso.

Superato questo primo grosso ostacolo, eravamo pronti per iniziare la nostra avventura; ricevemmo finalmente anche l’equipaggiamento completo. Infatti, per una giusta economia delle risorse, durante i test di ingresso ci era stato fornito solo l’equipaggiamento strettamente necessario per poter affrontare le prove fisiche. Ma ora che eravamo sui nastri di partenza ricevemmo ogni ben di Dio, tutti materiali nuovi e di buona qualità. Da questo punto di vista potevamo affrontare il corso nelle migliori condizioni.

Il Direttore della Scuola Incursori

Venne il momento di essere presentati al Direttore della Scuola Incursori, un Tenente di Vascello, il quale dopo qualche parola di benvenuto, ci illustrò l’articolazione del Corso. Non fece giri di  parole e la parte finale del suo discorso fu chiaro e conciso: sconti non ce ne sarebbero stati per nessuno! Per arrivare ad indossare il basco verde ognuno di noi avrebbe dovuto affrontare e superare, inderogabilmente, i numerosi test che ci attendevano.

Il corso era (lo è ancora) articolato in tre fasi: terra, acqua, aria e anfibia.

Fase Terra

Della durata di 4 mesi, era incentrata sull’apprendimento delle tecniche d’impiego di armi ed esplosivi, sulla conoscenza della topografia e sulle nozioni basiche dell’aerofotografia. Ovviamente erano previste sia lezioni teoriche sia la messa in pratica di quanto studiato. Tecniche di movimento sul terreno, tecniche di assalto di un obbiettivo, marce topografiche via via più impegnative, impiego pratico di armi ed esplosivi, il tutto condito da test sbarranti sia fisici che teorici.

Un aneddoto che ricordo in quel di Fossola: durante l’addestramento al lancio della bomba a mano, nella fattispecie una SRCM, attendevamo pazientemente il nostro turno quando un allievo, sminchiettando sminchiettando, tolse la sicura. Fortunatamente qualcuno di noi si accorse dell’accaduto ed avvertì immediatamente l’istruttore che seguiva l’attività. Questi con tutta calma tranquillizzo l’allievo dicendogli di tenere stretta in mano la bomba, lo accompagno sulla linea di lancio (a calci in culo) e lo invitò gentilmente a lanciare. Tutti felici e contenti. Come potete immaginare, data la gravità del fatto, fu immediatamente allontanato dal corso. Per noi rimasti fu un grande insegnamento.

Altro aneddoto: durante il corso fui promosso Sergente: non potevo crederci. Improvvisamente il mio portafogli si riprese dallo stato esangue in cui versava. Infatti, per l’epoca, mi arrivarono una “barcata” di arretrati; inoltre il resto del corso lo affrontai in regime di “missione”. Non ricordo esattamente l’entrata mensile, ma vi posso assicurare che per me era tanta roba. La vita mi sorrideva!

Alcuni esempi di prove pratiche durante la Fase Terra

Marce veloci in assetto leggero, con distanze che via via aumentano da 5, 8 e 10 km da chiudere in un tempo massimo, oltre il quale l’allievo sarebbe stato allontanato.

Raramente si dava una prova di recupero  per le persone che, dal punto di vista fisico, al momento della prova non erano al top della condizione; ciò era applicato a tutte le prove test;

Scramble, altra prova a tempo fuori strada di circa 7 chilometri, molto dura e articolata che, partendo dal Varignano, si snoda sulle colline soprastanti l’abitato di Le Grazie. Salite e discese a rotta di collo per rientrare nel tempo massimo consentito di 70′;

Marce di resistenza in assetto pesante, a tempo. Nello zaino una zavorra di circa 18 kg. Anche in questo caso si iniziava con una distanza di 20 chilometri,  quindi 30 e 40 chilometri. La 40 chilometri è la marcia certamente più impegnativa. Il grosso problema della “40”, al di là di tutto, riguarda i piedi; nonostante gli accorgimenti si formavano grosse vesciche sanguinolenti  che imponevano di ridurre il ritmo del passo nel tentativo, vano, di attenuare il dolore.

Personalmente ricordo perfettamente la mia “40” e, soprattutto la condizione dei miei piedi: letteralmente coperti dalle vesciche.

Insieme ai calzini leggeri che avevo indossato, vennero via interi strati di pelle cotta, soprattutto dalla parte posteriore del calcagno; nei giorni successivi fui costretto ad indossare le scarpe da ginnastica “Superga” fino a quando non mi rimisi in sesto.

Altri test, varie forme di tiro con armi corte lunghe e di reparto, lancio bombe, primi rudimenti di rastrellamento negli abitati, ecc..

Le lezioni teoriche

Le lezioni teoriche avevano il loro importante peso sull’andamento del corso. Eventuali insufficienze prese nei test di controllo potevano essere causa di allontanamento e comunque inficiavano sulla classifica finale.

La routine addestrativa prevedeva due notturne a settimana, il martedì e il venerdì, sveglia alle sei  di mattina, quindi 1 ora di CF (condizionamento fisico), rassetto posto branda, colazione e, alle 08.00, assemblea. La mattinata poteva essere impegnata indifferentemente per attività fisiche, quali percorso di guerra, marce topografiche ecc., oppure con lezioni teoriche in aula che si tenevano fino all’ora di pranzo. Alle 13.00 tutti a tavola e alle 14.30 di nuovo in aula fino alle 17.00 per lo studio. Le notturne del martedì e venerdì a volte finivano all’alba.

Fine della Fase Terra

Come detto, gli allievi che non superavano i vari test di sbarramento venivano allontanati dal corso; a fine fase Terra eravamo rimasti più o meno 16 allievi. Da parte mia la prima fase sono riuscito a superarla con sacrificio e molta fatica.

Ho omesso di dire che il nostro orario settimanale non prevedeva la franchigia (libera uscita) durante la settimana, a parte il giovedì dopo le 16.00, sabato dopo il pranzo e la domenica.

I primi giorni di maggio affrontammo la 2a fase, la Fase Acqua. Questo è l’elemento che contraddistingue gli Incursori di Marina da tutti gli altri reparti speciali, in quanto la pesante eredità dei mezzi d’assalto imponeva di proseguire con particolare attenzione all’attività acquatica.

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