Oggi voglio iniziare a scrivere qualcosa, il tempo non è dei migliori, quindi posso cominciare.

1974

Comincio a pensare a quale deve essere il futuro della mia vita, considerando che, con la scuola non ho grandi affinità; anche gli sbocchi lavorativi sono pochi o nulli. Pensai bene di fare domanda per arruolarmi in Marina. Ancora adesso ringrazio per aver avuto quel momento di lucidità, che in seguito mi ha permesso di avere una vita soddisfacente.

Novembre 1974

Arriva la lettera dal Ministero Marina con la quale mi si metteva al corrente che il 15 Gennaio 1975 alle ore 08.00 dovevo presentarmi presso Mariscuole La Maddalena per frequenza corso TM/Mc… Boh, cos’è? Di che si tratta? Meglio non farsi troppe domande, di qualsiasi cosa si tratti la decisione è presaa: io vado.

13 Gennaio

Parto. In treno e in nave: Lecce-Roma, Roma-Civitavecchia, Civitavecchia-Olbia, Olbia-Palau e finalmente Palau-La Maddalena. L’arrivo alla Maddalena è stato scioccante, le condizioni meteorologiche pessime: vento, acqua, tuoni e lampi e, dulcis in fundo, non pochi  problemi di attracco per il traghetto. Comunque, sul molo noto subito un Sottufficiale in attesa e, poco più in la, un pullman Militare parcheggiato. A cause delle avverse condizioni meteorologiche il paesaggio non offre il meglio sé, il morale a quel punto e dopo quell’estenuante viaggio è sotto la suola delle scarpe.

Le Scuole C.E.M.M.

Una volta arrivati in caserma, viene fatto l’appello e veniamo inquadrati per sezioni e avviati a prendere possesso dell’alloggio: un posto branda ed un armadietto metallico nel quale ripongo le poche cose che avevo al seguito.

I giorni seguenti sono trascorsi esplicando tutte le pratiche necessarie per l’arruolamento, tra le quali ulteriori visite mediche e conoscenza delle strutture della caserma: aule, alloggi, mense e officine didattiche. Infine il Sottufficiale accompagnatore ci ha fatto visitare le prigioni, e non ha mancato di commentare che in quest’ultime, prima della fine del corso, tutti noi avremmo senz’altro trascorso qualche giornata in qualità di ospiti.

TM/Mc il mistero si svela

Nei giorni a seguire sono finalmente venuto a capo della misteriosa sigla: TM/Mc (Tecnico di Macchine/Meccanico). Comunque di cosa effettivamente si trattasse mi era ancora ignoto. Lo avrei definitivamente capito al mio primo imbarco su una unità della Marina, dove altrettanto definitivamente ho capito che non era un lavoro adatto alle mie aspirazioni. Comunque durante la mia permanenza a Mariscuole ho accettato, mio malgrado, di portare a termine il corso, fino in fondo.

COLPO DI SCENA

Verso maggio del 1975, ci annunciano la venuta a Mariscuole di personale del Gruppo Operativo Incursori, con lo scopo di fare propaganda atta a trovare personale da arruolare. Personalmente avevo solo sentito parlare degli Incursori di Marina, ma non avevo mai avuto occasione di vederli dal vivo.

Quando li ho conosciuti o meglio li ho visti, ho subito capito che non erano come i classici Sottufficiali di Marina, senza nulla togliere loro. Questi avevano qualcosa di speciale, di misterioso, e questo esaltava la mia curiosità. È stato quello il momento in cui è scattato dentro di me quel forte desiderio di voler essere come loro.

Il potere del cinema

Dopo la visione del filmino propagandistico proiettato in sala cinema, tutti noi ragazzi eravamo a un livello di esaltazione massimo. Naturalmente avevo subito fatto domanda per la frequenza del Corso Incursori.

L’aver fatto domanda per la frequenza al corso Incursori è stato determinante, in quanto mi ha dato la forza di resistere a tutte le regole ferree che regolamentano la condotta di vita all’interno di una scuola di formazione Militare. Nessuno di noi frequentatori era abituato a quelle regole, tanto meno io diciottenne rispetto alla maggior parte degli allievi ancora sedicenni.

Come aveva pronosticato il Sottufficiale accompagnatore in merito alle prigioni, ovviamente non potevo non provarle. Appena chiarito quale era il mio nemico all’interno della caserma, ho cercato di porre rimedio a una situazione di sfottò ed umiliazioni da parte del personale di leva nei confronti del personale  volontario (V.O.), quest’ultimo costituito in buona parte da ragazzini di 16 anni, pochi dei quali in grado di difendersi dai più grandi di leva (ultra ventenni e stronzi).

Gli arresti di rigore

Cosi incominciai ad accumulare diversi giorni di CPR (Camera Punizione di Rigore), alla fine del corso furono 12, rischiando di essere allontanato dal corso. Fortunatamente il Direttore del corso ritenne opportuno non allontanarmi in quanto giudicò “per giusta causa” i motivi per i quali mi ero procurato tutti quei giorni di CPR (avevo difeso i miei frà di corso dal personale di leva).

L’anno trascorso a Mariscuole La Maddalena passò molto velocemente e mai mi aveva abbandonato il pensiero che da lì ad un anno sarei dovuto andare a frequentare il Corso Incursori.

Dicembre 1975

Finisce il corso V.O., arrivano i movimenti  per il primo imbarco della nostra carriera. A me tocca l’Incrociatore lancia missili Vittorio Veneto, di base a Taranto. La cosa non mi dispiace affatto perché Taranto è molto vicina a casa, dove sapevo che avrei potuto ritrovare i miei amici di infanzia. Avrei potuto riallacciare tutti i miei vecchi rapporti, ma …in testa mi continuava a frullare il pensiero che da lì ad un anno mi sarei  dovuto di nuovo allontanare per frequentare il Corso Incursori, anche se non ero ancora certo che la domanda fosse stata accettata.

Il tirocinio pratico della durata di cinque mesi su Nave Veneto va alla grande, al contrario di come era alle scuole, tutta disciplina, qui si respira aria di famiglia. Anche il personale di leva è diverso rispetto a come lo avevo conosciuto. A bordo ho anche ritrovato vecchie amicizie conosciute a Maddalena.

…breve spiegazione: in un anno i corsi V.O. sono tre, pertanto ogni 4 mesi vi è un nuovo corso, rispettivamente  A B C ; essendo io 74B, ho conosciuto gli allievi del corso A e del corso C oltre, ovviamente ai ragazzi del mio corso. Quando sono imbarcato alcuni amici del corso A li ho ritrovati molto volentieri a bordo. Sono stati di grande aiuto consigliandomi e, quando necessario, aiutandomi nella vita di bordo.

Il lavoro che facevo non mi piaceva

Il lavoro che facevo non mi piaceva. Non perché ero sempre sporco in locale macchine, in sentina a tracciare i vari circuiti nafta, vapore, temperature estreme da sciogliersi, unto e bisunto. Non ero soddisfatto del mio lavoro perché mi mancava il cielo, il mare, la terra. Stare a bordo non era esattamente ciò che volevo per me.

Non ricordo con esattezza quando arrivò il messaggio che mi informava che la domanda per il il Corso Incursori era stata accettata. Ricordo però che mi misi immediatamente a conferire con il Direttore di Macchine, il quale, a sorpresa, mi disse: «se è questo che vuoi avrai tutto il mio appoggio». Così fu.

Il Direttore riuscì ad organizzare un movimento di personale tra Nave Veneto e Nave Ardito di base a La Spezia; un ragazzo di Taranto, corso 74A che avevo conosciuto alla Maddalena, aveva accettato lo scambio di destinazione. Da premettere che gli Incursori non erano visti molto bene dal personale della Marina così detta “convenzionale”, in quanto per loro erano dei  pazzi scatenati. Fu per questo motivo che il Direttore di Macchine del Veneto mi aveva sconcertato: non aveva tentato nessuna opera di convincimento nel trattenermi. Veramente una bravissima persona che si è prodigata affinché io riuscissi a realizzare il mio sogno.

Arriva il movimento

Non molto tempo dopo, nell’estate del 1976 arrivò il mio movimento per Il cacciatorpediniere Ardito, di base in quel di La Spezia, dove comunque sarei dovuto andare nel gennaio del ’77 per frequentare l’ormai famoso Corso “O” (Ordinario) Incursori.

Il messaggio diceva che il 07/09/1976 alle ore 08.00 dovevo presentarmi a bordo per prendere servizio. Così fu. L’imbarco sull’Ardito sarebbe stato come la classica ciliegina sulla torta: mi avrebbe consentito di prendere visione sulla situazione della mia nuova città, nonché di avere una visione di quella che sarebbe stata la mia futura base, e non parlo di nave Ardito, ma di COMSUBIN (Comando Subacquei e Incursori), dove solo oggi posso dirvi di aver trascorso 30 anni di carriera, vissuti molto intensamente, con momenti di grande soddisfazione dal punto di vista lavorativo e anche di vita personale.

Torniamo su nave Ardito. Il 07/09/1976 alle ore 08.00, come comandato, mi presento a bordo. Solita prassi di un nuovo imbarco: giro conoscitivo dell’unità, presentazione al Comandante in 2a, al mio nuovo Caporeparto, preso possesso del posto branda, sistemazione degli effetti personali nell’armadietto assegnato, cambio di tenuta, dall’ordinaria a quella da lavoro. Poi tocca ai vari locali macchine e caldaia e, finalmente, conoscenza dei miei futuri fratelli di lavoro. Tra questi, ovviamente, alcuni li avevo conosciuti in quel di Maddalena.

Il pensiero è al Corso Incursori

Il giorno successivo mi fu assegnato il posto di lavoro in locale macchine di poppa. Con la consapevolezza del fatto che, da li a 4 mesi avrei di nuovo cambiato destinazione, la voglia di studiare tutti i vari circuiti è immediatamente venuta meno. Comunque, nonostante tutto, ho tenuto fede all’incarico affidatomi e, anche se con una certa superficialità, sono arrivato al termine dei fatidici quattro mesi. Ora mi aspettava il tanto agognato Corso Incursori .

Al contrario di quanto era accaduto pochi mesi prima sul Vittorio Veneto, dove il mio Caporeparto assecondò senza cercare di ostacolare il mio movimento su nave Ardito (forse consapevole che da lì a poco sarei andato via), il Direttore di Macchine dell’Ardito ha subito dimostrato di avere punti di vista diversi, cercando in tutti i modi di convincermi a rinunciare al mio sogno e raccontandomi un sacco di fandonie riguardo al GOI. Le solite cose, nel vano tentativo di scoraggiarmi e potermi così trattenere a bordo.

Ovviamente nulla poteva rimuovermi dalle decisioni prese: aspettavo quel momento da un anno e mezzo. Comunque suo malgrado, resosi conto della mia ferrea convinzione, alla fine il Direttore ha dovuto rinunciare al tentativo di trattenermi, anche perché non poteva farlo, in quanto il movimento arrivava direttamente dallo Stato Maggiore Marina.

Ci siamo

Il 09/01/1977  lascio nave Ardito per quel del Varignano (Comsubin è ubicato sull’omonima punta, in località Le Grazie, frazione del Comune di Portovenere). Io ed altri ragazzi arriviamo al Varignano su un pullman della Marina Militare e, nel bel mezzo del piazzale principale, troviamo ad attenderci un Sottufficiale. Questi ci ha presi in carico e ci ha spiegato che sarebbe stata la persona che ci avrebbe seguiti  per tutta la durata del corso e che qualsiasi nostro problema sarebbe stato il suo. Ci disse anche che potevamo chiamarlo papà e che sarebbe stato spietato per ogni nostra mancanza. Subito dopo siamo stati accompagnati negli alloggi dove visitammo i locali igienici e dove ci fu assegnato il posto branda, un armadietto metallico a due ante ed una scarpiera.

Non ricordo se lo stesso giorno fummo sottoposti a visita medica. Era già passato un anno e mezzo dalla visita medica fatta a Mariscuole per cui, nel frattempo, qualcosa poteva essere cambiato nel nostro fisico. Infatti qualche sfortunato venne subito allontanato per non aver superato le visite mediche.

Le visite mediche sono molto importanti perché per effettuare le prove fisiche di ammissione al Corso è necessario essere idonei.

Aspiranti allievi incursori

Terminate le visite e finito l’accentramento eravamo diventati aspiranti allievi incursori. Mancavano da superare le prove fisiche che non erano niente di eccezionale, diciamo che erano alla portata di tutti in considerazione del fatto che arrivavamo tutti da bordo, dove non vi  erano palestre e l’attività fisica era possibile solo con la nave in porto. Chiaro che chi come me, teneva a fare il corso è arrivato con un minimo di allenamento.

Le prove fisiche si dividono in prove terrestri e prove di acquaticità. Le prove terrestri consistono in trazioni alla sbarra, flessioni sulle braccia, salita alla fune, salto in alto mt 1.20, giro veloce 200 mt,) .

Le prove di acquaticità del Corso Incursori

Superate le prove terrestri si accedeva alle prove di acquaticità che consistono nel nuoto 100 metri stile libero, 100 rana, tuffo da trampolino da 4 mt, salto da trampolino da 10 mt (il trampolino è posto su unita navale da addestramento ancorata al centro del seno del Varignano), camera iperbarica (che serve per verificare che il personale allievo sottoposto a pressione non abbia difficoltà di compensazione) e prove di acquaticità in vasca. Quest’ultima si tratta di una vasca con pareti in vetro dove si devono eseguire vari esercizi: apnea, dispnea, allagamento mascherino, svuotamento, ecc. Il tutto sotto il controllo di un istruttore, il quale, tra l’altro, giudica la capacità di gestire la calma dell’aspirante allievo.

Varignano, nonostante la disciplina regnante, mi aveva ammaliato, aveva qualcosa di magico. Il vedere, per quel che si poteva, gli operatori Incursori nelle varie tenute da combattimento mi attizzava parecchio rendendomi sempre più ostinato nel voler conseguire il mio obbiettivo.

È così che cominciai a vivere.

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3 commenti
  1. Sabino
    Sabino dice:

    Belle storie. Trascorsi praticamente identici. Specialmente quei passaggi in cui si raccontano le parole dei capi reparto e capi servizio che cercavano di raccontarti un sacco di menzogne solo xche non volevano perdere una pedina del proprio reparto e non una persona al quale tenevano

    Rispondi
  2. Arrigo Boscolo
    Arrigo Boscolo dice:

    Bel racconto….praticamente lo abbiamo percorso tutti….noi. io come Motorista 66VOM. e poi nel 68 Scuola IN.

    Rispondi

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