Gubernator navem ad portum gubernat.

Anticamente il Gubernator era il comandante o il timoniere di una nave; più genericamente, chi governa un’imbarcazione manovrandone le vele e il timone (Treccani)

Gubernator mi è subito sembrato il giusto appellativo con cui raffigurare coloro che, dagli albori ad oggi, sono stati decisivi per la nascita, lo sviluppo e la crescita di noi Incursori della Marina, ovvero coloro che con le loro azioni ed il loro intelletto hanno condotto la “nave” dei baschi verdi della Marina attraverso mari perigliosi, facendola approdare in acque sicure.

Il Comandante Angelo Belloni è stato certamente uno di questi.

Mente eclettica ed imprevedibile quella del Comandante Belloni. Abbiamo parlato di lui in un nostro recente video pubblicato sul canale YouTube di ANAIM. Le limitazioni di tempo del filmato non hanno purtroppo consentito di approfondirne la figura per cui ho deciso di pubblicare alcuni articoli sul suo lavoro, per cercare di onorare, nel mio piccolo, lo studioso e il pesante impatto che il suo operato ha avuto nella storia delle incursioni navali.

Angelo Belloni

Il giovane ufficiale della Regia Marina Angelo Belloni

Angelo Belloni nasce a Pavia il 4 marzo 1882. Dopo gli studi classici al liceo Beccaria di Milano, fu ammesso all’Accademia Navale di Livorno nel 1900. Uscitone tre anni dopo con il grado di guardiamarina nel Corpo dello Stato Maggiore Generale, nel 1904 fu destinato in Estremo Oriente, dove rimase fino al 1906 prestando servizio sia a bordo – sul Marco Polo, sull’Elba e sul Puglia – sia a terra presso il Distaccamento della Regia Marina a Shangai. Rientrato in Italia, fu promosso sottotenente di vascello e imbarcato sul Morosini, il Saint Bon e il Benedetto Brin (1906 – 1908) Destinato all’Officina Siluri di San Bartolomeo a Spezia nel 1910, a causa di un’otite catarrale fu posto in congedo provvisorio nell’agosto 1911 e iscritto nella Riserva Navale.

Assunto nel 1912 dalla Fiat-San Giorgio di Torino con l’incarico di responsabile per i collaudi dei sommergibili presso il cantiere del Muggiano (La Spezia), nell’aprile 1915 fu richiamato in servizio attivo dalla Marina, che lo assegnò alla flottiglia sommergibili di Venezia. Promosso tenente di vascello della Riserva Navale l’anno seguente, fu imbarcato sui battelli Argo, Jantina, Fisalia (come ufficiale in seconda), Narvalo (ottobre 1915 – febbraio 1918). Nel maggio 1918 fu inviato a La Spezia per prendere in consegna il sommergibile Galileo Ferrraris, da cui sbarcò alla fine di ottobre del 1919. Dispensato dal servizio attivo nel novembre 1919, si trasferì in Mar Rosso per svolgere attività di pesca e sperimentazioni subacquee con il sommergibile Galileo Ferraris che, destinato ad essere radiato, glu fu concesso in affitto dalla Marina. Tornato in Italia nel 1921, si dedicò alle ricerche nel campo dei dispositivi subacquei per il salvataggio degli equipaggi dei sommergibili affondati. Consulente tecnico della IAC (Industria Articoli in Caouchouc) di Tivoli, fu richiamato dalla Marina in temporaneo servizio attivo nell’agosto 1940. Direttore della Scuola Sommozzatori dell’Accademia Navale e consulente tecnico della 1ª e poi della Xa  Flottiglia MAS, fu promosso capitano di corvetta nel 1942. Per aver aderito alla Repubblica Sociale Italiana, alla fine dell’aprile 1945 fu arrestato dai partigiani e rinchiuso nel campo di concentramento finché non venne rintracciato dal capitano di corvetta Lionel Crabb, suo corrispettivo nella Royal Navy, che, per le riconosciute competenze in ambito subacqueo, gli offrì l’incarico di creare sull’isola di Sant’Andrea a Venezia la Allied Navies Experimental Station per la bonifica dei fondali marini italiani dagli ordigni bellici e dai relitti. Belloni accettò, a condizione che tutta la strumentazione fosse poi lasciata alla Marina italiana. Morì a Genova il 9 marzo 1957.

Testo di  Desirée Tommaselli  per il Notiziario della Marina

Giovani ufficiali sulla coperta della corazzata Morosini. Belloni è il primo di sinistra

Giovani ufficiali sulla coperta della nave corazzata Francesco Morosini.
Angelo Belloni è il primo di sinistra.

Angelo Belloni

Personaggio eclettico ed imprevedibile abbiamo detto. Congedato dal servizio a soli 29 anni per una grave forma di otite, Belloni trovò immediato impiego presso la Fiat-San Giorgio di Torino, quale responsabile dei collaudi e della consegna dei sommergibili costruiti nel cantiere del Muggiano (La Spezia) per le Marine straniere.

Il lavoro presso i cantieri del Muggiano lo introdusse alle problematiche del mondo subacqueo. Al Muggiano Belloni si ritrovò a lavorare a stretto contatto con ingegneri, tecnici e maestranze di prim’ordine – uno fra tutti il celebre ingegnere Cesare Laurenti – che gli insegnarono il mestiere sia dal punto di vista teorico sia da quello pratico. Una vera manna per lui che di sommergibili non sapeva assolutamente nulla. Ma alla vigilia della Grande Guerra, da bellicoso uomo d’azione qual era, non poteva certamente starsene con le mani in mano. Acceso irredentista, egli aveva spinto il proprio pensiero oltre la questione di Trento, Trieste, Fiume, Pola, Zara e Cattaro. Belloni aveva maturato l’idea che il completamento del Risorgimento e dell’Unità d’Italia si sarebbero ottenuti solo dopo la conquista di Nizza, della Corsica, di Tunisi, Malta e Corfù, ma soprattutto liberando il Mediterraneo dallo strapotere della flotta inglese cacciando gli intrusi anglosassoni dal “Mare Nostrum”. Pertanto considerava la guerra all’Austria solo una fase della guerra definitiva che, prima o dopo, si sarebbe dovuto combattere.

Nella Prima guerra mondiale

Allo scoppio della Prima guerra mondiale (28 luglio 1914), Belloni si trovava a Rio de Janeiro per consegnare alla Marina brasiliana tre sommergibili nuovi di zecca costruiti nel cantiere del Muggiano: l’F1, l’F3 e l’F5. Di questi, solo l’F5 era ancora formalmente in mano italiana in quanto il passaggio alla Marina brasiliana non era ancora stato formalizzato. Giudicando che l’alleanza italiana con gli austriaci avrebbe certamente portato l’Italia, da lì a poco, ad entrare in guerra contro gli inglesi e preoccupato che il sommergibile potesse cadere in mano nemica, Belloni pensò bene ad un piano che, ad un segnale convenuto, gli avrebbe consentito di attaccare i piroscafi inglesi e francesi in transito da Rio de Janeiro. Mise così al corrente del suo piano l’ambasciatore italiano proponendo altresì l’immediato arruolamento suo e di tutto l’equipaggio nella Regia Marina. Ma i giorni passavano senza che da Roma giungesse alcun ordine. Si rivolse allora all’ambasciatore germanico Von Pauli per esporre il suo piano e cercare il suo appoggio. Ma le sue speranze di portare in guerra l’F5 svanirono perché sia l’ambasciatore italiano sia quello tedesco declinarono l’offerta giudicando evidentemente l’impresa irrealizzabile.

Il furto del sommergibile F43

Qualche mese dopo, per l’esattezza il 3 ottobre del ’14, sempre nella veste di collaudatore di sommergibili per il cantiere del Muggiano, Belloni riprende il mare con il sommergibile F43 destinato alla Marina Russa. In Italia le discussioni se entrare in guerra o se rimanere neutrali erano forti. Agli interventisti favorevoli all’immediato ingresso in guerra dell’Italia a fianco della Triplice Intesa (sistema di accordi politico-militari tra il Regno Unito, la Francia e la Russia), si contrapponevano i tenaci neutralisti – che erano la maggioranza – che si dichiaravano né a favore né contro l’entrata in guerra dell’Italia.

È in questo contesto che Angelo Belloni, fervente interventista, decide di giocare le sue carte. Fedele all’idea che non era importante da quale parte schierarsi per iniziare la guerra di “liberazione”, a bordo del sommergibile F43, che successivamente prenderà il nome di Argonauta, in gran segreto e senza informare l’equipaggio, prende il comando del battello e parte per la sua missione: attaccare la flotta austriaca costringendo così il governo italiano, nell’evidenza dei fatti, ad entrare in guerra. Raggiunto Ajaccio, in Corsica, chiede al governo imperiale russo di poter utilizzare la bandiera con la croce di S. Andrea quale bandiera di guerra ed al governo francese il rifornimento di siluri, carburante e viveri. Il suo piano? Attaccare la flotta austro-ungarica a Pola. Ovviamente, questa storia si concluse con un processo a carico di Belloni, celebrato nel febbraio del 1915, dove gli vennero contestate una dozzina di imputazioni. Ma il clima sempre più interventista che si stava ormai formando nel Paese corse in suo aiuto: alla fine fu processato con la sola accusa di esportazione di veicoli. Se la cavò con una semplice ammenda.

Sommergibile F43 rinominato Argonauta

Il sommergibile F43 trafugato da Angelo Belloni.
Successivamente entrerà in servizio nella Regia Marina con il nome di Argonauta

sommergibile Svjatoj (II)

Darsena interna del cantiere Fiat-San Giorgio al Muggiano.
Consegna del Sommergibile Svjatoj (II) alla Marina Russa, costruito in sostituzione dell’F43 trafugato da Belloni

Regio sommergibile Argo

Regio Sommergibile Argo.

Belloni prevedeva di utilizzare il sommergibile per superare le ostruzioni retali a difesa dei porti, dal quale successivamente far fuoriuscire dei Palombari che, camminando sul fondo, avrebbero attaccato le unità nemiche.

Con l’Argo opportunamente modificato, a gennaio del 1918 Belloni prese il mare per attaccare il porto di Pola. Purtroppo la missione fallì a causa della rottura irreparabile del motore.

Il Sommergibile Argo fu posto in disarmo e demolito.

Angelo Belloni al comando del Sommergibile Argo

All’entrata in guerra dell’Italia, Angelo Belloni fu richiamato in servizio dalla Marina e posto al comando del sommergibile Argo sul quale potè finalmente lavorare ad un suo vecchio progetto: attaccare il porto di Pola facendo uscire i palombari dal sommergibile, i quali avrebbero successivamente aperto un varco nelle ostruzioni e minato le navi all’ancora con delle cariche esplosive trasportate sulla schiena.

Angelo Belloni fu un geniale progettista. Decine e decine di brevetti testimoniano la sua passione per il mondo subacqueo. Il suo lavoro è talmente vasto e abbraccia così tante discipline che sarei incapace anche solo di accennarle, per cui, come al solito, cercherò di concentrare i miei pensieri su quelle attività che furono strettamente legate ai mezzi d’assalto, o comunque, a quei brevetti ad essi in qualche modo collegati.

A tale scopo è mia intenzione affrontare più avanti, in alcuni articoli distinti, gli argomenti che, a mio parere, meglio esprimono il lavoro svolto da Belloni per gli incursori di Marina:

  • Salvataggio negli abissi: la vasca Belloni ed il kit di salvataggio degli equipaggi dei sommergibili;
  • Camminatori sul fondo;
  • Belloni taglia il cordone ombelicale: l’ARO G49.

Alcune sue idee non risultarono realizzabili e vennero abbandonate. Ma il progresso tecnologico si abbevera anche degli insuccessi. Una nuova idea, se non totalmente strampalata, necessita di un periodo di sperimentazioni prima di essere dichiarata irrealizzabile. Qualsiasi sperimentazione, a sua volta, aumenta il bagaglio di esperienze che, in seguito e con gli opportuni adattamenti, possono risultare decisive per la soluzione di complesse situazioni che magari niente hanno a che vedere con gli obbiettivi per cui l’idea iniziale era stata proposta.

Ma anche le idee più strampalate possono avere dei risvolti inaspettati:

La Scuola Premarinara Subacquea di Angelo Belloni

La Scuola Premarinara Subacquea

Alla vigilia dello scoppio della Seconda guerra mondiale Angelo Belloni profetizzava di attaccare le navi inglesi ormeggiate in porto utilizzando uomini particolarmente addestrati e materiali perfettamente efficienti che si sarebbero dovuti trovare già all’interno dei porti nemici fin dal tempo di pace. Per tale ragione egli riteneva indispensabile la creazione di una scuola segreta per sommozzatori che formasse i futuri operatori: la “Scuola Premarinara Subacquea”. Per mantenere l’indispensabile segreto sui reali obbiettivi della scuola, gli uomini dovevano essere addestrati in pubblico, dichiarando ufficialmente che lo scopo era di formare i futuri equipaggi di sommergibili.

Contemporaneamente alla formazione del personale, si sarebbe dovuto approntare dei piroscafi, segretamente modificati, i quali avrebbero dovuto recare un’apertura in carena. Il mercantile, dall’aspetto innocente, si sarebbe dovuto ormeggiare nel porto nemico in tempo di pace e filare in mare, attraverso l’apertura in carena, una campana d’aria contenente l’occorrente per l’attacco navale: cariche esplosive, autorespiratori e bombole di ossigeno di riserva. Quindi i sommozzatori addestrati all’uso dell’autorespiratore dovevano essere inviati nei porti dove si era approntato il nascondiglio subacqueo con il pretesto di speciali incarichi ed occupazioni. A guerra dichiarata, con l’aiuto di un piccolo respiratore facilmente occultabile, questi si sarebbero dovuti calare in mare e raggiungere a nuoto il “deposito” dove si sarebbero dovuti armare per portare a compimento l’attacco.

Inutile dire che l’operazione fu dichiarata irrealizzabile dallo Stato Maggiore Marina, ma non sapremo mai se questa idea fantasiosa di Belloni non abbia successivamente contribuito a far scoccare la scintilla che ha dato l’avvio all’operazione più incredibile della Decima a Gibilterra: l’operazione Olterra!

Possiamo invece tranquillamente affermare che l’idea della “Scuola Premarinara Subacquea” fu ripresa dalla Decima nel ’41 con la creazione della “Scuola Sommozzatori” di San Leopoldo a Livorno, alla cui Direzione Tecnica fu chiamato proprio Angelo Belloni, antenata della moderna Scuola Incursori di COMSUBIN. Anche a Livorno, ufficialmente, la Scuola preparava dei sommozzatori per i lavori in carena delle unità navali, mentre in realtà addestrava i migliori all’uso dell’autorespiratore prima di inviarli in gran segreto alla Scuola Piloti di SLC a Bocca di Serchio.

Guai finanziari

Uomo dalla fantasia illimitata, Belloni era capace di imbarcarsi in progetti spesso troppo ampi e rischiosi, soprattutto dal punto di vista economico, che lo portarono ad avere problemi finanziari tali da costringere talvolta la famiglia a sbarcare letteralmente il lunario. Come quello della pesca con il sommergibile Ferraris. Finita la Prima guerra mondiale ed ottenuto l’affitto del sommergibile Ferraris dalla Marina per la cifra di 100.000 lire all’anno, Belloni salpò per il Mar Rosso con l’intento di impiegare una squadra di palombari per la pesca delle perle. Quest’ultimi, con il sommergibile posato sul fondo, sarebbero dovuti fuoriuscire  dal battello e girovagare sui fondali alla ricerca del prezioso mollusco. Purtroppo quella che sulla carta sembrava essere un’opportunità per realizzare facili guadagni, nella realtà si rivelò un disastro. I primi problemi li ebbe con l’equipaggio del Ferraris, quindi, più gravi, con il fallimento della banca che gli aveva concesso i finanziamenti per l’avvio dell’impresa. Conseguenze? Fine dell’avventura con importanti perdite finanziarie. In seguito queste ed altre vicissitudini negative dal punto di vista finanziario, costrinsero Belloni a cedere tutti i suoi brevetti prima alla I.A.C. di Tivoli, poi alla Pirelli.

Regio Sommergibile Ferraris

Il Sommergibile Ferraris affittato da Angelo Belloni per la raccolta delle perle nel Mar Rosso.

Angelo Belloni fu molto apprezzato da una parte dei vertici della Marina, in particolare dall’ammiraglio Thaon di Revel che in lui poneva molta fiducia, ma anche osteggiato da altri ufficiali che lo accusavano di lavorare solo per valorizzare i suoi brevetti e per interessi strettamente economici.

Angelo Belloni e la Decima Flottiglia MAS

Angelo Belloni per la Decima Flottiglia MAS è stato determinante. Le sue idee, il suo lavoro, finanche i suoi insuccessi hanno contribuito a creare la squadra vincente che ha determinato l’affondamento o il danneggiamento del  38% di tutto il naviglio affondato o danneggiato dall’intera Regia Marina durante la Seconda guerra mondiale. Un successo che ha letteralmente stravolto le tattiche di guerra di tutte le Marine del mondo. Questo anche, ancora una volta, a discapito dei propri interessi:

(…)Tornando al mare, al mio ambiente e alla mia esperienza, ho avuto e ho procurato, si, a Gabriella altre pene, altri momenti terribili, ma ho potuto avere da Dio ciò che non tutti hanno, e di cui lo ringrazio: la soddisfazione di essere chiamato, benché vecchio e malato e sempre più sordo, a collaborare in piena guerra contro l’Inghilterra, con la flottiglia che, almeno in parte, realizza il mio sogno di trent’anni fa; (…) di avere visto, con materiale di mio brevetto, affondare le sole due grosse corazzate inglesi attaccate durante tutta la guerra dalla marina italiana; (…) di vedere applicare il materiale di mio brevetto dai sommozzatori germanici, istruiti in Italia, e persino dai sommozzatori inglesi, creati a imitazione dei nostri, e con il materiale mio copiato dalla Siebe Gorman di Londra…

Fonti:

  • Notiziario della Marina, gennaio 2015
  • Cinquant’anni di mare: memorie 1900 – 1950 di Angelo Belloni, a cura di Achille Rastelli, Mursia Editore (dal quale sono state tratte tutte le foto di questo articolo).
2 commenti
  1. Gaetano Zirpoli
    Gaetano Zirpoli dice:

    Caro Dottor Lucio, caro “fra” è sempre un piacere sentirti. Quanti ricordi!!!
    Innanzitutto grazie per l’affetto, anche da parte di Mauro l’autore del pezzo. Leggeremo con interesse i tuoi articoli.
    Per ora un caro saluto e a presto.
    Nino Zirpoli

    Rispondi
  2. Lucio Ricciardi
    Lucio Ricciardi dice:

    Buongiorno a Tutti,
    fa piacere ricordare il comandante Belloni e le sue molteplici attività. Se volete conoscerne alcuni aspetti personali diversi, ma sempre finalizzati alla ricerca subacquea e alla Marina, propongo la lettura di due articoli da me pubblicati sulla Rivista Marittima (giugno 2012) e sulla rivista della Historical Diving Society Italia (n. 65 2018). Grazie e cari saluti
    Lucio Ricciardi
    già TV(SAN) cpl. rich.

    Rispondi

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