Gli uomini della Decima Flottiglia MAS

Gino Birindelli

“Il soldato, in quanto tale, si trova al servizio della Nazione ed è estraneo a ideologie ed impegni di parte; i sentimenti che lo muovono sono l’amor di Patria, l’attaccamento alla bandiera, il culto della tradizione, lo spirito di corpo, la dignità personale.

Nella superiore vita morale implicita nella sua disciplina e nella sua abnegazione egli sente la Patria come l’unità, costante nel tempo e nello spazio, da cui procede ogni esistenza individuale, e ad essa si consacra…”

…Avvertiamo l’avvicinarsi dell’ora solenne, anzi fatidica, come si legge nei giornali. Sappiamo che la guerra – breve o lunga che sia – non sarà una scampagnata, sarà una cosa seria. Addestrati come siamo al limite della resistenza fisica e setacciati a dovere da una severa selezione, siamo disincantati, alieni da illusioni, sogni, o propositi avventati. I figli di papà, i romantici delusi in amore e altri per i quali l’arruolamento è un modo per risolvere certe frustrazioni sono stati eliminati già alle prime cernite. I rimasti hanno i piedi bien piantati a terra, hanno un crudo senso della realtà unito, beninteso, ad uno slancio ideale e ad una fede a tutta prova…

…Non siamo euforici e nemmeno preoccupati, ma ci sentiamo «pronti a tutto», maturi per affrontare con fredda determinazione le grandi incognite che ci riserva l’avvenire…

Teseo TESEI

«Presumo che non farò in tempo altro che a portare a rete il mio SLC. Alle 4.30 la rete dovrà saltare e salterà. Se sarà tardi spoletterò al minimo»

Teseo TESEI

«Occorre che tutto il mondo sappia che ci sono degli italiani che si recano a Malta nel modo più temerario. Se affonderemo qualche nave o no poco importa; quel che conta è che si sia capaci di saltare in aria con il nostro apparecchio sotto gli occhi degli inglesi, avremo indicato ai nostri figli e alle future generazioni a prezzo di quali sacrifici si serva il proprio ideale e per quali vie si pervenga al successo»

Licio VISINTINI

«NOI PICCOLISSIMI VOGLIAMO COLPIRVI AUDACEMENTE NEL CUORE IN CIO’ CHE COSTITUISCE IL VOSTRO MAGGIOR ORGOGLIO. E ATTENDIAMO DA QUESTO GESTO CHE IL MONDO SI DECIDA UNA BUONA VOLTA A COMPRENDERE DI CHE STOFFA SONO GLI ITALIANI»

Licio VISINTINI

«So che lotterò con disperazione assoluta, premeditata, fredda e senza limiti, perché voglio sentire sciolte e crepitare nel loro schianto le catene che ci opprimono. Se mai, morrò nel fulgore della Libertà per cui lottiamo (…). Niente potrà arrestarci se non la morte. Morte che premierà il nostro ardire procurando alle nostre anime quella pace eterna che deriva da una vita impiegata coscienziosamente al servizio della Patria (…)»

Furono i primi di una numerosa schiera. Altri ed altri si avvicendarono a riempire i vuoti, nel corsi dei mesi e degli anni. Era gente che arrivava in silenzio, che in silenzio ripartiva e non ritornava indietro. Quei giovanotti… talvolta si recavano in gita a Viareggio distante poco più di dieci chilometri. Indossavano sempre abiti civili, si mostravano spensierati, dicevano a qualcuno di essere studenti in vacanza. Si mimetizzarono, ottennero di non essere troppo notati. Se incontravano amici che conoscevano la loro vera qualifica, dicevano di essere lì per un campeggio che si teneva nei dintorni.

Nessuno, nemmeno i loro famigliari, sapeva la verità… Tornavano a Bocca di Serchio subito dopo cena e mutavano sostanzialmente sembianze. Uscendo dalla casa dei guardacaccia, nelle tenebre già apparivano mostri. Avevano paludamenti strani quando si avviavano al fiume, lungo il breve sentiero tra i cespugli e i canneti. Dalle dieci di sera, infatti, si calavano nel Serchio, raggiungevano il mare, compivano sul fondo lunghe ed estenuanti esercitazioni. Rientravano, per lo più, alle tre della notte, stanchi, infreddoliti. Di giorno dormivano…

tratto da “Uomini contro navi” di Beppe PEGOLOTTI
Vallecchi Editore Firenze