Operazione SUDA
MTM 1
MTM 2
MTM 3
MTM 4
MTM 5
MTM 6
Riserva
Decorazioni assegnate
Ugo FERRUTA
Arturo REDAELLI
Luigi FAGGIONI
Angelo CABRINI
Tullio TEDESCHI
Alessio DE VITO
Lino BECCATI
Emilio BARBERI
Medaglia d'Argento al Valor Militare
Medaglia d'Argento al Valor Militare
Medaglia d'Oro al Valor Militare
Medaglia d'Oro al Valor Militare
Medaglia d'Oro al Valor Militare e promozione
Medaglia d'Oro al Valor Militare e promozione
Medaglia d'Oro al Valor Militare e promozione
Medaglia d'Oro al Valor Militare e promozione
TUTTI PRIGIONIERI
Navi italiane adibite al trasporto degli MTM: cacciatorpediniere CRISPI e SELLA
Comandante del C.T. CRISPI: C.F. FERRUTA
Comandante del C.T. SELLA: C.F. RADEAELLI
“La Marina è la più forte delle forze armate italiane. E’ probabile che all’inizio delle operazioni gli Italiani la impegneranno per effettuare missioni”
11 giugno 1940 - Comitato britannico dei Capi di Stato Maggiori
Tra i mezzi d’assalto di cui la Marina Italiana in quel periodo disponeva c’erano i “barchini” M.T.M. (Motoscafi da Turismo Modificati) e proprio da essi venne il primo clamoroso successo.
Si trattò della prima azione iniziata dopo un lungo periodo di addestramento svolto sia al balipedio Cottrau di S.Maria (SP), sia ad Augusta.
A fine Dicembre 1940 8 MTM vennero trasferiti da Augusta a Lero a bordo dei cacciatorpediniere
Dardo e Strale. Successivamente imbarcati sui cacciatorpediniere Crispi e Sella, vennero trasportati nei pressi dell'obiettivo.
La Baia di Suda, situata a Nord dell’isola di Creta, si apre tra Punta Monaco e Capo Drepano o Falce; è considerata come una delle più ampie e più sicure baie del Mediterraneo Orientale, per navi di ogni dimensione.
Le coste Nord e Sud sono dominate da colli aridi e scoscesi, mentre dalla costa Ovest si estende la Piana di La Canea, coperta di vegetazione ed, in particolare, di ulivi.
All’imboccatura emerge un isolotto chiamato Isolotto di Suda che è sormontato da rupi di colore biancastro.
Scoppiato il conflitto con la Grecia, l’isola di Creta venne occupata dagli inglesi che attrezzarono la baia di Suda come base per le loro navi.
Le fotografie della ricognizione aerea risultavano preziose, sebbene prese ad un’altezza di 4.000 metri. I ricognitori avevano individuato delle batterie sistemate sui costoni della baia, nonché delle ostruzioni retali che impedivano l'accesso alla baia. All’imbocco della baia c’era un primo sbarramento, descritto come facilmente superabile. In totale gli sbarramenti individuati sulle aerofotografie erano 3.
Vediamo ora la cronologia degli avvenimenti, che portarono al primo successo degli Incursori della Decima MAS:
Fase 1
Trasferimento della team attaccante
- I cacciatorpediniere CRISPI e SELLA giungono a Stampalia (Isole Cicladi) il pomeriggio del giorno 24 Marzo e vanno alla fonda, disponendosi il Crispi sulla sinistra, il Sella sulla destra del mercantile (armato) LERO.
- Gli Operatori prendono alloggio sul LERO.
- Al mattino un bombardiere inglese centra con delle bombe da 15 Kg il mercantile danneggiando anche il CRISPI (7 morti, 10 feriti); i marinai fecero delle targhette con i nomi delle vittime e le applicarono agli scafi dei barchini.
- Un rapporto di ricognizione informa che a Suda è entrato convoglio di 16 piroscafi.
- Il 25 alle ore 17:30, il Crispi e il Sella ricevono l’ordine di salpare per la missione assegnata.
Fase 2 e 3
Avvicinamento e rilascio del team attaccante
- I due cacciatorpediniere alle ore 23:55 giungono sul punto di rilascio degli MTM posto a 6 miglia a Nord di Capo AKRATIRI, 10 miglia a Nord-Est di Suda.
- Gli MTM una volta rilasciati, iniziano la navigazione verso la baia assumendo una formazione in linea di fila con rotta 230°, velocità 6 nodi.
Fase 4
Infiltrazione e superamento delle ostruzioni retali
- Alle 02:30 del giorno 26, dopo 2 ore e 30‘ di navigazione, il team giunge all’imboccatura della baia e avvista una unità nemica che sta pattugliando l’ingresso della baia; la formazione di MTM passa sulla dritta del C.T. inglese a circa 150 metri di distanza.
- Alle 02:45 il Team giunge alle prime ostruzioni retali. Passano tutti in linea di fila, per ultimi passano CABRINI e BECCATI, - incaricati in caso di necessità - di far saltare le ostruzioni qualora fossero risultate inaccessibili al passaggio.
- La formazione prosegue con i motori al minimo e dopo circa 500 metri si accorge di un secondo sbarramento costituito da reti parasiluri sostenute da gavitelli cilindrici ogni due metri.
- Dopo 400 metri, ore 04:15 la formazione trova un terzo sbarramento, anche questo costituito da reti parasiluri sostenute da boe cilindriche; la distanza tra le boe era di circa metri 1,5. Lo sbarramento viene superato alzando i blocchi e abbassando i cilindri con il peso del corpo. Dopo 4 minuti circa, la formazione completa il passaggio dello sbarramento senza gravi difficoltà.
- Alle 04:45 gli incursori spengono i motori e si raggruppano intorno al comandante del team, T.V. Faggioni.
- Dopo circa 15’ sono costretti a rimettere in moto per risalire la corrente che li aveva scarrocciati verso la porta della parasiluri.
Fase 5
Osservazione degli Obbiettivi
- Dopo alcune manovre di aggiustamento, il team venne a trovarsi nella posizione più idonea per condurre l’attacco. Ora non c’era più che da rilevare bene la posizione delle navi e da attendere il momento più favorevole per l’attacco.
- Il Sergente Barberi sussurra al comandante: “ma davvero siamo già dentro?”. Raggruppati, parlottavano con freddezza e lucidità. Ci si rigenera bevendo cognac e zucchero.
- Faggioni inforca un potente binocolo tedesco ed osserva, sulla sua sinistra, a 300 metri di distanza, la sagoma di un incrociatore. Intravede anche una petroliera sulla sua destra e un gruppo di mercantili a prora.
Assegnazione obbiettivi
Per essere sicuro di tutto occorreva avvicinarsi: andò da solo, tornò ed assegnò ai suoi uomini i bersagli:
- CABRINI e TEDESCHI contro l’incrociatore;
- BECCATI e BARBERI contro la petroliera;
- FAGGIONI e De VITO di riserva, pronti a colpire nel caso in cui l’attacco contro l’incrociatore non avesse successo.
Attacco
Mentre si attendeva una luce più favorevole per distinguere nettamente i bersagli, Faggioni ripeté ai suoi uomini e precisò ad essi il luogo dove avrebbero dovuto riunirsi dopo l’attacco per sfuggire alla cattura; nel frattempo sull’incrociatore batteva la sveglia e si accendevano le luci verdi e rosse al centro dello sbarramento.
Sembrava proprio che a bordo si iniziasse il posto di manovra e che la porta dell’ostruzione si sarebbe dovuta aprire. “Ragazzi, l’incrociatore se ne va, non c’è più tempo da perdere”.
Cabrini e Tedeschi iniziarono a muoversi lentamente. La manovra consisteva nell'avvicinarsi nel maggior silenzio possibile fino a 150 metri dal bersaglio, poi a tutta velocità per il balzo decisivo.
Raggomitolati sul sediolo, a 80 metri dall’obiettivo, tirarono la maniglia di scoppio che toglieva la sicurezza alla carica di 350 Kg di tritolital e bloccarono il timone dopo aver puntato il barchino nella direzione giusta. In quello stesso attimo la spalliera del sediolo si ribaltò indietro, tramutandosi in uno zatterino che finì nella scia ospitandoli.
A bordo dell’incrociatore, sentendo tutto quel baccano, pur senza veder nulla, i mitraglieri aprirono il fuoco verso il cielo credendo in un attacco di aerosiluranti.
Colpito, l’incrociatore sbandò e stava per capovolgersi. Fu preso e a rimorchio e fu trascinato nelle vicinissime acque basse. Con la carena spezzata andò a poggiarsi su un fondale di 5 metri.
Gli altri barchini (come da pianificazione) si lanciarono quasi simultaneamente. La petroliera e una nave mercantile, per un totale di oltre 30.000 tsl, colarono a picco.
Erano circa le ore 05:00 del giorno 26 Marzo 1941.
Faggioni vide all’ultimo momento, un altro incrociatore che si riforniva di carburante nascosto dalla petroliera stessa. Scagliò il barchino contro quello, ma la carica esplose contro un altro ostacolo.
Dopo l’attacco gli assaltatori iniziarono a nuotare nelle tenebre, verso il mitico punto di riunione. Arrivati a terra, constatarono che le esplosioni erano state in numero maggiore a quelle programmate: erano saltate alcune mine collegate agli sbarramenti.
Erano circa le 07:00 quando furono catturati e condotti al Comando di Polizia Inglese della Canea.
Lungo il tragitto ebbero modo di scorgere arenato sulla spiaggia un barchino inesploso.
Alle 16:00 furono portati nel forte di Paleocastro che era la caserma delle truppe carriste di Creta e sistemati in celle separate.
Nel suo libro “A sailor’s odyssey”, l’ammiraglio Cunningham così si esprime a proposito di questa impresa:
“Fu proprio a Suda che, nelle prime ore del 26 marzo, ricevemmo un duro colpo allorchè il porto venne attaccato da sei veloci motoscafi esplosivi.
L’incrociatore York fu gravemente danneggiato, i locali caldaie e macchine allagati, e dovette essere portato a secco. Non aveva vapore ne forza per esaurire l’acqua, per l’illuminazione o per brandeggiare le torri.
Anche la cisterna Pericles fu colpita ed ebbe uno squarcio a metà nave, quantunque la parte maggiore del suo prezioso carico non venisse perduta.
Il nostro unico incrociatore con cannoni da 203 era dunque fuori combattimento.
Ancora una volta dovemmo scontare la pena per l'insufficiente difesa di una base navale”.
Incrociatore YORK:
- Costruito nel 1930
- Dislocamento 8.250 t
- Velocità 32,5 nodi
- 6 cannoni da 203 m/m in tre torri binate
- 8 cannoni contraerei da 100 m/m
- 22 mitragliatrici contraeree
- 6 tubi lanciasiluri da 533 m/m
Omaggio ad un Eroe del Mare
Al Ten. di Vascello M.O. FAGGIONI Luigi
Taciti, ne la notte tenebrosa,
con la profonda fede degli Eroi
lentamente solcaste l'acque nere
del mar di Creta
spingendo avanti a voi le grevi masse
d'acciaio e d'esplosivo: i vostri ordigni.
Taciti, nel guidarvi col lieve
lucore de le stelle che mostrava
vaghe le forme di britanne navi
v'avvicinaste ad esse ed alla Morte;
non temevate, ne la vostra mente
era solo un'idea
la santa idea di prender vendetta
de l'offesa di Taranto.
Vicino, più vicino sempre muti
sempre guardinghi, già le navi nere
profilavano contro il cielo oscuro
le loro odiate sagome...
Lanciaste. I petti trassero un sospiro,
i mari si fermarono nel petto...
pochi secondi e poi ... lo scoppio immenso
e l'immenso baglior de l'esplosione
mortale degli ordigni.
Ma più forte fu il grido di Vittoria!
Riccardo NANNINI
