La sezione Armi Speciali

Nel  Luglio del 1939 il Capo di Stato Maggiore della Marina, procedeva alla costituzione di una sezione  armi speciali presso lo Stato Maggiore della Marina, sotto il comando del Capitano di Vascello De Pace. Il compito della sezione era  di promuovere e dirigere lo studio, la costruzione e l’approntamento all’impiego bellico di tutti i possibili mezzi di offesa diversi dai mezzi tradizionali, e di studiare inoltre i piani concreti per l’utilizzo dei mezzi stessi.

Avviato lo studio sui mezzi speciali, si trattava ora di  costruire delle strutture idonee per l’addestramento del personale  preposto alla condotta  dei futuri mezzi d’offesa. Si insegnare ai futuri operatori ad andare sott’acqua in un certo modo e con apparecchiature del tutto nuove. All’epoca, infatti, si poteva restare immersi per lunghi periodi solo grazie alle ingombranti e vistose attrezzature da palombaro.

La Scuola Sommozzatori di Livorno

Scrive il comandante Borghese: …Per venire incontro alle necessità di reclutamento e di addestramento dei volontari, fu istituita, il 1° Settembre 1940, a San Leopoldo, nei pressi dell’Accademia Navale di Livorno, la Scuola Sommozzatori… Ufficiali di tutti i corpi, Sottufficiali di tutte le categorie, che ne facevano volontaria domanda, vi erano ammessi; vi si insegnava l’uso dell’autorespiratore…

Si trattava dunque di una nuova struttura, mai esistita prima, concepita per servire direttamente agli scopi degli assaltatori della Xa Flottiglia MAS.

…La Scuola  venne ubicata  esattamente nel perimetro dell’ex lazzaretto di San Leopoldo nel comprensorio dell’accademia Navale… pur essendo ubicata nella zona militare comprendente l’Accademia Navale, non aveva alcuna dipendenza da questa ed era completamente autonoma anche dal punto di vista logistico, tanto che anche l’infermiere, il cuoco, il barbiere ed il calzolaio si potevano annoverare tra i volontari della scuola. Dipendente dalla Xa Flottiglia MAS, la scuola aveva al suo comando il Capitano di Fregata Ernesto Forza. Il Capitano di Corvetta  Decio Catalano era il comandante in 2a, mentre il Capitano Amedeo Vesco ricopriva l’incarico di direttore ai corsi… Al Capitano  medico della Marina Miliare Lorenzo Giustiniani, coadiuvato  dai due sottotenenti medici Gnecco e Miglioranza, era affidato esclusivamente l’importantissimo e particolare servizio di sanità… il Tenete di Vascello Angelo Belloni era il Direttore del Reparto tecnico-sperimentale del centro per gli studi e  le indagini sulle applicazioni di nuove attrezzature, atte a migliorare l’efficienza e la sicurezza di tutte le apparecchiature subacquee.

Ernesto Forza

La MOVM Ernesto Forza
(foto gentilmente concessa dal nipote Antonio)

Una severa selezione

Un colloquio diretto con il comandante del reparto all’inizio del corso costituiva la prima severa selezione; egli stringeva di domande l’allievo, così da conoscerne l’animo, le idee, la tempra, la formazione spirituale. Tutti coloro che non davano affidamento di possedere, nell’alto grado richiesto, doti fisiche o morali o di serietà di carattere, venivano rinviati alla destinazione di provenienza come “brevettati sommozzatori“.

Per gli ammessi, dopo l’esito della oculatissima visita medica, il comandante dava il verdetto definitivo: a secondo delle attitudini psico-fisiche, il candidato veniva assegnato alla specialità a lui più congeniale: mezzi di superficie (scuola piloti MTM  a Balipedio Cottrau) o reparto subacqueo (scuola piloti SLC di Bocca di Serchio) e da qui l’inizio di un lungo ed estenuante periodo di addestramento.

Alla scuola sommozzatori la giornata era rivolta sopratutto alle immersioni che comprendevano:

  • marce sul fondo in assetto variabile  o pesante, con percorsi di 2.000 metri su fondali accidentati a quote diverse da 3 a 12 metri;
  • esecuzione dell’alzate delle reti metalliche onde creare  un varco di circa 1,5 metri;
  • ricognizione generale sullo sviluppo delle  difese portuali, avvalendosi altresì di schizzi eseguiti sott’acqua su lavagnette;
  • esercitazioni con il cosiddetto “catafalco”, un simulacro metallico dotato di cassoni per l’allagamento e di spinta.

La crisi del ’35

Nel quadro della crisi del ’35, lo Stato Maggiore della Marina aveva impartito ordini affinché il 1° Gruppo Sommergibili di La Spezia procedesse a sperimentare la fuoriuscita di palombari, muniti di autorespiratore, dalle unità subacquee, ed all’allenamento di marciatori sul fondo recanti un simulacro di bomba da deporre sotto la carena di unità nemiche alla fonda. Gli esperimenti riprendevano le esperienze del Comandante Belloni per il pianificato attacco al porto di Pola nella guerra 15-18. Nei Grande Guerra Belloni aveva pianificato l’avvicinamento di un sommergibile classe “H” fin dentro le difese foranee del porto di Pola. Quindi, con l’unità poggiata sul fondo, un palombaro, munito di autorespiratore ad ossigeno, sarebbe fuoriuscito dal sommergibile. Quest’ultimo, marciando letteralmente sul fondo con sulle spalle una carica con circa 50 kg di esplosivo, avrebbe applicato l’ordigno allo scafo della nave nemica prima di tornare sul sommergibile, che nel frattempo attendeva sul punto di rilascio.


Marciatore sul fondoIl marciatore sul fondo era equipaggiato con un vestito impermeabile da immersione Belloni, un autorespiratore ad ossigeno sul quale era stata applicata una bussola magnetica per l’orientamento. Sulle spalle l’assaltatore trasportava una bomba torpedine da getto del peso di 50 kg, munita di spoletta ad orologeria. Le dimensioni dell’ordigno erano tali da permettere all’operatore la fuoriuscita dal sommergibile trasportatore.


I marciatori sul fondo: un progetto irrealizzabile

Gli esperimenti del ’35 cessarono con la fine delle tensioni provocate dalla crisi etiopica, per essere ripresi infine alla vigilia dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale. Il comandante Belloni era fermamente convinto che i marciatori sarebbero stati in grado di coprire facilmente fino a 20.000 metri di cammino subacqueo. Ma nelle varie prove gli operatori riuscirono a coprire una distanza massima di soli 3,5 chilometri, ma soprattutto, le immersioni furono flagellate da tutta una serie di problematiche che ne compromisero fortemente e per sempro le possibilità di riuscita. La scarsa visibilità degli strumenti, le difficoltà di orientamento, la natura del fondale, la difficoltà dei movimenti, ma soprattutto, i problemi connessi alla respirazione di ossigeno a quote che potevano raggiungere i 15-20 metri, avevano più volte provocato intossicazioni da ossigeno o intossicazioni da anidride carbonica.


Tecnica di marcia sul fondoTecnica di avanzamento: raggiunto il fondo, ci si lascia cadere in avanti fino a quando non si è quasi in posizione orizzontale. Quindi, si effettuano piccoli balzi spingendosi avanti con le gambe fino a quando il corpo non torna in posizione obliqua. In questa fase sono di aiuto i puntali dentati di bronzo presenti sugli scarponi che aumentano la presa sul fondo. Una volta raggiunta la posizione obliqua si ripete il processo.


Nasce l’uomo autopropulso

Furono questi i motivi che indussero Eugenio Wolk a consigliare al Comandante Borghese di abbandonare la strada dei marciatori sul fondo:

…la marcia sul fondo significa caricarsi di tutti gli oneri e gli svantaggi che dà l’acqua, ed invece l’acqua va sfruttata…

Fu sempre Wolk, nel ’42, a condurre la prima azione dimostrativa a Livorno. Equipaggiato con un vestito leggero, uno zatterino (successivamente eliminato), pinne, cariche di piccole dimensioni. Egli riuscì a dimostrare che un uomo era in grado di entrare in modo occulto, di notte, in un porto e minare una nave.

Era nato l’uomo autopropulso.

Era nato il Gamma.

Intervista rilasciata da Eugenio Wolk a Marino Viganò il 18 aprile 1992
(istituto Panzarasa)

Eugenio WOLK, creatore e Comandante del Gruppo Gamma

Eugenio Wolk, fondatore e comandante del Gruppo Gamma

I Gamma

Quando Il Comandante Borghese assunse il comando della Xa Flottiglia MAS, in seno al reparto subacqueo  era sorta  una nuova specialità, quella dei “nuotatori d’assalto“, sotto il nome  di copertura “Gruppo Gamma“. Al comando dei Gamma fu destinato il Tenente  di Vascello  Eugenio Wolk, il quale introdusse per primo l’impiego di pinne e guanti palmati, elementi basilari per le missioni dei nuotatori del Gruppo.

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DECIMA FLOTTIGLIA MAS – dalle origini all’armistizio – di Junio Valerio Borghese

Storia della genesi, evoluzione e battaglie dell’arma che ha sconvolto i fronti di guerra del Mediterraneo: la DECIMA FLOTTIGLIA MAS, scritta da uno dei principali protagonisti, il Principe Junio Valerio Borghese MOVM.

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Eugenio Wolk “LUPO” – Comandante dei Gamma della X MAS – di bruna Pompei

Eugenio Wolk

Il volume ripercorre la vicenda umana e professionale di Eugenio Wolk, di nobile stirpe russa, sradicato dalla terra natale causa la Rivoluzione d’Ottobre, divenuto quindi italiano d’adozione. Dal 1936 Tenente di Vascello della Marina Militare Italiana, presta servizio su incrociatori, posamine e sommergibili, partecipa alla guerra di Spagna e, nel 1940 passa alla Iª Flottiglia MAS, poi alla Xª, dove crea, nel 1941, la specialità degli incursori subacquei, il Gruppo “Gamma”. Sotto la sua guida, questi incursori subacquei portano a termine operazioni di guerra che, ancor oggi, restano negli Annali della Marina Italiana. Con l’armistizio dell’8 settembre aderisce alla R.S.I dove, ovviamente milita nella “Decima” del Comandante Borghese. Finita la guerra, il Comandante Wolk resta in clandestinità per un certo periodo. Poco tempo dopo, prende contatto con il Comandante Lionel Phillip Kenneth Crabb, suo “opposite number” durante la guerra, e ottiene per i “Gamma” la condizione di “prigionieri di guerra sulla parola”. Per 18 mesi lavora allo sminamento del porto di Venezia e porta a termine pericolose e complesse operazioni di recupero di naviglio e materiale bellico, per conto della “Allied Navies Experimental Station”. Poi deve emigrare in Argentina.