Navi italiane adibite al trasporto degli MTM:
- cacciatorpediniere Dardo (da Augusta a Lero)
- cacciatorpediniere Strale (da Augusta a Lero)
- cacciatorpediniere Crispi, comandante C.F. Ferruta
- cacciatorpediniere Sella, C.F. Radaelli
“La Marina è la più forte delle forze armate italiane. E’ probabile che all’inizio delle operazioni gli Italiani la impegneranno per effettuare missioni”.
11 giugno 1940 – Comitato britannico dei Capi di Stato Maggiori
Tra i mezzi d’assalto di cui la Marina Italiana in quel periodo disponeva c’erano i “barchini” M.T.M. (Motoscafi da Turismo Modificati) e proprio da essi venne il primo clamoroso successo. Si trattò della prima azione iniziata dopo un lungo periodo di addestramento svolto sia al balipedio Cottrau di S.Maria (SP), sia ad Augusta.
A fine Dicembre 1940 8 MTM vennero trasferiti da Augusta a Lero a bordo dei cacciatorpediniere Dardo e Strale. Furono successivamente trasferiti sui cacciatorpediniere Crispi e Sella, che li trasportarono nei pressi dell’obiettivo.
La Baia di Suda
La Baia di Suda, situata a Nord dell’isola di Creta, si apre tra Punta Monaco e Capo Drepano o Falce; è considerata come una delle più ampie e più sicure baie del Mediterraneo Orientale, per navi di ogni dimensione.
Le coste Nord e Sud sono dominate da colli aridi e scoscesi, mentre dalla costa Ovest si estende la Piana di La Canea, coperta di vegetazione ed, in particolare, di ulivi.
All’imboccatura emerge un isolotto chiamato Isolotto di Suda che è sormontato da rupi di colore biancastro.
Scoppiato il conflitto con la Grecia, l’isola di Creta venne occupata dagli inglesi che attrezzarono la baia di Suda come base per le loro navi.
La ricognizione aerea
Le fotografie della ricognizione aerea risultavano preziose, sebbene prese ad un’altezza di 4.000 metri. I ricognitori avevano individuato delle batterie sistemate sui costoni della baia, nonché delle ostruzioni retali che ne impedivano l’accesso. All’imbocco della baia c’era un primo sbarramento, descritto come facilmente superabile. In totale gli sbarramenti individuati sulle aerofotografie erano 3.
Nel suo libro “A sailor’s odyssey”, l’ammiraglio Cunningham così si esprime a proposito di questa impresa:
“Fu proprio a Suda che, nelle prime ore del 26 marzo, ricevemmo un duro colpo allorchè il porto venne attaccato da sei veloci motoscafi esplosivi.
L’incrociatore York fu gravemente danneggiato, i locali caldaie e macchine allagati, e dovette essere portato a secco. Non aveva vapore ne forza per esaurire l’acqua, per l’illuminazione o per brandeggiare le torri.
Anche la cisterna Pericles fu colpita ed ebbe uno squarcio a metà nave, quantunque la parte maggiore del suo prezioso carico non venisse perduta.
Il nostro unico incrociatore con cannoni da 203 era dunque fuori combattimento.
Ancora una volta dovemmo scontare la pena per l’insufficiente difesa di una base navale”.
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