È certamente più semplice dire a cosa serve che definire cos’è un mezzo d’assalto. Si tratta di un mezzo speciale, o anche di un solo uomo con attrezzature particolari, la cui azione – sempre improvvisa e/o imprevedibile, talvolta manifesta ma più spesso insidiosa – ha come obiettivo quello di arrecare, a fronte di un impegno economico modesto, gravi danni ad un avversario generalmente più forte fidando soprattutto sulla sorpresa tecnica o tattica.

In campo navale, l’impiego dei mezzi d’assalto è caratteristico di quelle situazioni di netta inferiorità potenziale di uno dei contendenti o di particolari circostanze in cui, per arrecare danni all’avversario, non sia possibile o conveniente l’uso di altri strumenti bellici più tradizionali.

La nascita dei mezzi d’assalto italiani risale agli anni della Grande Guerra in cui la particolare situazione geo- strategica aveva spinto la Regia Marina a studiare nuove armi con particolari metodologie di impiego che consentissero di attaccare la flotta austro-ungarica all’interno delle sue basi non esistendo i presupposti per ingaggiare in altro modo combattimenti risolutivi. Furono gli anni dei M.A.S., dei “Barchini Saltatori” e della “Mignatta” di Rossetti e Paolucci.

Terminato il conflitto, nonostante le azioni compiute dai mezzi d’assalto italiani – e in particolare quella della mignatta – avessero ampiamente dimostrato la validità dell’idea, i mezzi d’assalto non furono oggetto di particolare attenzione nel mondo navale impegnato in quegli anni soprattutto a cercare di immaginare quali avrebbero dovuto essere le caratteristiche tecniche delle grandi navi alla luce delle recenti esperienze belliche.Gli studi per lo sviluppo tecnico dei mezzi d’assalto furono completamente abbandonati.

Fu solo lo stato di necessità che risvegliò l’interesse verso queste armi. E accadde nuovamente in Italia. Il 2 ottobre 1935 le truppe italiane attaccarono l’Etiopia dando inizio ad una campagna di conquista coloniale che portò immediatamente ad uno stato di grave crisi dei rapporti con la Gran Bretagna e alle sanzioni economiche decretate contro l’Italia dalla Società delle Nazioni.

La dislocazione nel Mediterraneo di forti aliquote della Home Fleet, in aggiunta alle già ragguardevoli forze navali della Royal Navy dislocate in questo settore, aveva sensibilmente modificato il rapporto delle forze a sfavore della Marina italiana, allora in piena fase di ricostruzione.

Fu in questa situazione che Tesei e Toschi proposero l’idea del «semovente», che consisteva in una versione subacquea della vecchia Mignatta, e l’Ammiraglio Aimone di Savoia-Aosta quella del «motoscafo esplosivo», trasportato nei pressi degli obiettivi da attaccare da idrovolanti «S.M. 55» come suggeritogli dal fratello Amedeo, Duca d’Aosta.

Da queste due embrionali proposte e dagli esperimenti che subito l’Ammiraglio Domenico Cavagnari, Capo di Stato Maggiore, autorizzò, sarebbero nati i due principali tipi di mezzi d’assalto che la Marina italiana avrebbe poi impiegato con successo nel corso della seconda guerra mondiale: l’«S.L.C.», o Siluro di Lunga Corsa, conosciuto successivamente come «maiale», e l’«M.T.», o «barchino esplosivo», denominato convenzionalmente Motoscafo Turismo.

Il MAS 9 di Luigi Rizzo

I mezzi d'assalto della Regia Marina

La Mignatta di Rossetti e Paolucci

La Mignatta di ROSSETTI e PAOLUCCI

Progetto di un barchino esplosivo

Il Siluro di Lenta Corsa (SLC)
(www.cherini.eu)

Il Siluro a Lenta Corsa in un disegno di Aldo CHERINI.